In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Le botte e i soprusi dei poliziotti violenti a Verona: ecco tutte le foto della vergogna

Botte, violenze e sopraffazioni ripresi dalle telecamere all’interno del cosiddetto “acquario” degli orrori. Gli agenti indagati, una volta capito di essere sotto inchiesta, comunicavano tramite pizzini

dal nostro inviato Enrico Ferro
2 minuti di lettura

Uno dei fotogrammi agli atti dell'inchiesta

 

Il calvario di Nicolae, le umiliazioni di Adil, il dolore di Amiri, l’impotenza di Mohamed, la rabbia di Mattia e la prostrazione di Ayoub. La vergogna della Questura di Verona nei video ripresi dalle telecamere installate da poliziotti, per incastrare altri poliziotti. Botte, soprusi, un clima di terrore e sopraffazione in un ambiente corrotto dove uomini e donne in divisa sono arrivati a parlarsi attraverso i pizzini, nel momento in cui hanno capito di essere finiti al centro di un’indagine. I filmati, esaminati per la prima volta dai magistrati ieri mattina, contengono molte delle malefatte attribuite all’agente Alessandro Migliore e al suo gruppo. Rubavano persino i soldi dai borselli degli immigrati fermati: servivano per caricare la chiavetta con cui poi pagare i caffè alle macchinette delle bevande calde della Questura.

È uno spaccato desolante quello reso dalle immagini in bianco e nero, che gli investigatori della Squadra mobile hanno allegato agli atti dell’indagine. Le sequenze sgranate restituiscono in modo efficace la precarietà delle vite che finivano nel famigerato “acquario”, la stanza con una parete in plexiglass dove transitavano i fermati dei controlli su strada. Su quei fermo-immagine risalta la scritta “Polizia”, sul retro della divisa che quegli uomini hanno disonorato, rinnegando tutti i valori costitutivi del Corpo.

Poliziotti arrestati a Verona, una delle vittime: "Picchiato, buttato nella mia pipì"

Mercoledì prossimo ci saranno gli interrogatori di garanzia per Alessandro Migliore, 25 anni di Torre del Greco, considerato l’elemento trainante del gruppo; Loris Colpini, 51 anni, di Bussolengo; Federico Tomaselli, 31 anni, di Catania; Filippo Failla Rifici, 36 anni, di Melzo (Milano); Roberto Da Rold, 45 anni, originario di Belluno.

Nelle sequenze estrapolate c’è l’inferno vissuto da Nicolae Daju, il romeno portato dentro senza motivo, rinchiuso in cella, obbligato a urinare a terra e poi picchiato e fatto strisciare sul suo stesso piscio. Tutto sotto la sadica regia di Migliore e Colpini. Violenza gratuita, senza motivo alcuno. E infatti dopo due o tre ore lo lasciano andare. E tanti saluti.

Amiri Tororo è stato invece colpito con calci, sberle e spintoni da Da Rold e Failla Rifici. Gli fanno urtare violentemente la testa contro la panca presente in Questura, gli spruzzano in faccia lo spray urticante. Altri colleghi, nonostante il fermato fosse ormai a terra esanime, “continuano a percuoterlo ripetutamente con schiaffi e calci, prima nella sala Redazione atti e quindi nel corridoio, per poi trascinarlo nella stanza “Fermati”.

C’erano anche alcune donne a riservare questi trattamenti, nel verminaio della Questura di Verona. Una di queste è presente proprio la sera in cui Tororo viene portato dentro. Nelle immagini videoregistrate lo si vede chiedere all’agente donna di andare in bagno e lei che gli risponde “di urinare verso l’alto così che l’urina possa finirgli in testa”. Poi lo minaccia anche di spruzzargli in faccia nuovamente lo spray, ma non lo fa. Qualche ora dopo si vanterà al telefono di averlo fatto.

Ma per comprendere il livello di infezione a cui era giunta la Squadra Volante della Questura di Verona, bisogna soffermarsi anche sui video che riprendono i poliziotti al lavoro in ufficio. A un certo punto, con gli accertamenti in corso ormai da mesi, qualcuno si rende conto di essere controllato.

Cominciano quindi a comunicare attraverso dei pizzini, messaggi scritti a penna in alcuni foglietti, per evitare di finire nelle registrazioni ambientali che sospettano siano state installate in alcuni angoli del soffitto. Un vice ispettore scrive il biglietto, poi si avvicina al tavolo di un collega per farglielo leggere e poi va in corridoio, lo riduce a brandelli e li butta nel cestino. Tecniche mafiose, per provare a tenere la barra, e salvaguardare l’orrendo sfogatoio che erano diventati i turni di lavoro. E poi la sera tutti a bere e mangiare insieme, al ristorante discoteca Piper, sulle colline delle Torricelle. Lì c’era un loro amico albanese ad attenderli, un buttafuori con il potere di riservare tavoli, fare saltare la fila all’ingresso e chissà che altro. È per lui che hanno fatto carte false, omettendo di avergli trovato una pistola a casa durante una perquisizione.

I poliziotti coinvolti in questo gorgo sono oltre una trentina, e al momento sono tutti indagati, a vario titolo, per i reati di tortura, lesioni, peculato, omissione atti d’ufficio. Il tutto permeato, in molteplici occasioni, dall’aggravante dell’odio razziale. Il nuovo questore Roberto Massucci, giunto appositamente per sanare questa situazione, ha smantellato praticamente metà Squadra Volante, trasferendo anche chi, pur non partecipando alle violenze, sapeva e non ha parlato. La tomba dei diritti, sotto l’insegna dello Stato.

Ecco tutte le immagini agli atti dell’inchiesta

I commenti dei lettori