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Ma davvero gli uomini hanno più bisogno di sesso delle donne? Un altro mito da sfatare

Ma davvero gli uomini hanno più bisogno di sesso delle donne? Un altro mito da sfatare
Per la rubrica «Il sesso e la psiche» la dottoressa Randone analizza gli stereotipi legati ad antichi retaggi
2 minuti di lettura

L'uomo viene da Marte, la donna da Venere. L'uomo tradisce con il corpo, la donna con il cuore. L'uomo ha bisogno di tanto sesso, la donna può farne a meno. L'uomo tradisce, la donna perdona. L'uomo può avere rapporti sessuali, con chiunque e in qualunque condizione emotiva, la donna soltanto se serena e coinvolta.

Tante affermazioni e altrettante falsità.

Non si tratta di concetti supportati da scientificità ma di stereotipi. I famigerati stereotipi di genere.

La lista dei luoghi comuni non finisce qui, e si addentra nei meandri della risposta sessuale, investigando anche i sentieri che conducono al desiderio sessuale.

Quello maschile viene considerato ormoni-dipendente, quello femminile oggettuale, nutrito dall'oggetto del desiderio.

Così, secondo le più bizzarre leggende metropolitane abbiamo uomini cronicamente desideranti perché mossi da tempeste ormonali e donne abitate da un silenzio dei sensi se non coinvolte.

La sessualità, per i più misteriosi motivi, diventa anarchica e senza una logica apparente quando si coniuga ai generi. Il desiderio sessuale, proprio perché mosso da furore testosteronico, sembra prevalentemente coniugarsi al maschile.

Nell'immaginario collettivo abbiamo urgenze sessuali maschili e pseudo-fisiologiche che se non soddisfatte sfociano in un malessere disarmante, e donne annoiate, portatrici sane della classica cefalea evitante l'intimità.

Questi e tanti altri falsi miti nutrono la presunta ”diversità di genere« nel modo di amare.

Il dilemma di genere: il maschile e il femminile sotto le lenzuola, quale differenza

Falsi miti non supportati da studi scientifici e da casi clinici ci tramandano una marcata divergenza di genere tra uomo e donna per quanto riguarda la vita sessuale.

Uno sguardo compiaciuto abbraccia in maniera silente gli eventuali eccessi sessuali dell'uomo e uno dispiaciuto gli stessi eccessi in rosa.

Uomini sempre pronti per il talamo, e non soltanto casalingo, e donne tiepide e poco inclini ai piaceri dei sensi.

Si pensa, addirittura, che la sessualità maschile dovesse essere esuberante, presente e prestante, sempre, in ogni dove e con chiunque, pena la compromissione della reputazione sessuale. L'uomo dovrebbe avere un buon desiderio sessuale sempre, durante tutta la sua vita sentimentale e affettiva, senza deflessioni o pause di riflessione. Da sano o da ammalato. Da giovane o meno giovane.

Da innamorato e felice, da infelice e triste.  

La sessualità femminile, invece, viene dipinta come tiepida e stentata, deputata ad assolvere un ruolo di dovere coniugale. Niente di più falso.

In realtà, la risposta sessuale non dipende dal genere, ma dalle condizioni di salute dei protagonisti dell'atto amoroso, dall'innamoramento, dalla presenza o meno di eventuali disfunzioni sessuali o blocchi psichici inconsci, dall'empatia e sintonia sessuale, dalla presenza o meno del desiderio sessuale.

L'unica differenza veramente rilevante tra sessualità maschile e femminile, non è la quantità dei rapporti sessuali ma il percorso che parte dallo stimolo eccitatorio e giunge alla conclusione del rapporto sessuale.

Gli uomini, per esempio, sono più sensibili agli stimoli visivi; le donne a quelli uditivi.

La trappola dei generi

Il falso mito secondo il quale l'uomo ha bisogno di una vita sessuale più nutrita rispetto alle donne è una trappola letale. Lo catapulta in una condizione di stress cronico. Questa spada di Damocle sopra la sua testa diventa schiacciante, minacciosa, ansiogena.

Secondo questa malsana teoria, per dimostrare di essere all'altezza del ruolo, l'uomo deve obbligatoriamente essere sessualmente compulsivo.

Per colpa di questi stereotipi di genere, viene esposto ad elevati livelli di ansia: la prestazione sessuale prende il posto dell'intimità, e la quantità della qualità.

La sessualità maschile cambia residenza: smette di abitare la casa della spontaneità e trasloca nella casa dell'obbligatorietà.

Sempre secondo queste acrobatiche teorie, una quantità ben nutrita di rapporti sessuali diventa conferma dell'identità fallica, della mascolinità e della virilità.

La situazione cambia decisamente quando parliamo di sessualità femminile e di identità femminile.

Una donna che va in contro a fisiologiche fluttuazioni della vita sessuale - in funzione delle stagioni della vita, della maternità o del dopo parto, di un lutto o di un amore giunto alla fine - , non viene considerata inadeguata né depotenziata come donna; la sua femminilità rimane integra perché nell'immaginario comune è disgiunta dalla dimensione quantitativa.

Tra sessualità e falsi miti si è instaurato un rapporto di grande esclusività.

Tra muri invisibili costruiti con i mattoni degli stereotipi e delle falsità, la strada verso la parità tra i generi, senza passare necessariamente dall'omologazione, rimane impervia e faticosa.

Queste presunte divergenze contribuiscono a fomentare malesseri sessuali e false aspettative a scapito della geografia inesplorata dell'amore.

*Valeria Randone è psicologo e sessuologo clinico a Catania e Roma www.valeriarandone.it