Covid-19, tamponi rapidi “al letto del paziente” per ridurre i tempi della diagnosi
di VIOLA RITA
Possono essere svolti anche nei pronto soccorso e in altre strutture. L'obiettivo è ridurre i tempi della diagnosi nei casi sospetti e iniziare a curare il paziente il prima possibil
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ORMAI lo sappiamo: per la diagnosi di Covid-19 bisogna fare il tampone. Ma quale? L'esame di riferimento è il “tampone molecolare” classico, un test preciso che rileva la presenza dell'rna (la struttura) del virus e che viene svolto in laboratori centralizzati, con tempi purtroppo a volte piuttosto lunghi. Esistono poi tamponi molto rapidi, che però sono meno accurati e pertanto vengono svolti in contesti specifici, come per gli screening dei passeggeri in aeroporto. Ma c'è ancora un altro tampone, che è affidabile quanto e più di quello classico: si tratta del test point-of-care (in sigla Poct), che idealmente si può effettuare anche “al letto del paziente” grazie ad un'apparecchiatura meno ingombrante.
Oggi uno studio condotto dall'Università di Southampton nel Regno Unito ha approfondito l'argomento e ha mostrato che con il test point-of-care il paziente ottiene l'esito del tampone in meno di due ore, contro le 21 ore di attesa con quello standard. I risultati sono pubblicati su The Lancet Respiratory Medicine. In situazioni di emergenza, in presenza di un caso sospetto, questo strumento potrebbe servire per accelerare la diagnosi e curare meglio la persona, scrivono gli autori, riducendo fra l'altro il rischio di contagio di eventuali contatti. Per questo, l'idea è che il test “al letto del paziente” possa essere utilizzato in tutti gli ospedali, e non solo nei laboratori centralizzati.
Oggi i ricercatori di Southampton hanno quantificato il vantaggio, in termini di tempo, dell'uso di questo tampone. Gli autori hanno coinvolto circa 1.000 partecipanti, divisi in due gruppi: il primo riceveva un test point-of-care (chiamato QIA-stat-Dx) e il secondo il tampone classico. Nel primo gruppo l'attesa media dell'esito è stato di 1.7 ore contro le oltre 21 ore del secondo gruppo. E ancora: il tempo necessario per spostare il paziente contagiato e sistemarlo in un reparto dedicato è di quasi 9 ore con il tampone più rapido contro le 29 ore (più di un giorno) con quello classico. Il test point-of-care, inoltre, è risultati molto affidabile, tanto quanto – se non di più – di quello normale.
I ritardi nell'ottenimento dei risultati, spiegano gli autori, fanno sì che individui potenzialmente positivi stazionino a lungo in aree comuni – e spesso vengono spostati più di una volta – con il rischio, nonostante tutte le precauzioni, di contagiare altre persone. Inoltre, con il test point-of-care il paziente inizia prima le cure ed è noto che un intervento quanto più possibile tempestivo è la chiave per evitare complicazioni.
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Il tampone point-of-care in Italia
“Il risultato è interessante e conferma la validità di questi strumenti”, ha commentato Massimo Andreoni, Direttore della Uoc Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata. “Si tratta di test molto sensibili, proprio perché non basati sulla ricerca degli antigeni ma dell'rna virale come il tampone classico. Il tampone point-of-care è già in uso in Italia in alcuni centri. “Ad esempio lo stiamo impiegando nel pronto soccorso del Policlinico di Tor Vergata”, racconta l'esperto, “ma non è ancora diffuso in maniera strutturata in tutte le realtà italiane”.
Per ora non è un test utile sempre e per tutti, ma principalmente nelle situazioni d'emergenza, come spiegato anche nello studio odierno. “Questo test”, precisa Andreoni, “è piuttosto sofisticato e richiede una buona capacità tecnica nella gestione dell'apparecchiatura. Inoltre i costi sono più alti di quelli del tampone standard”. Per queste ragioni i tamponi molecolari point-of-care non si prestano a screening di massa o comunque di grandi quantità di persone: pensiamo ad esempio alla popolazione che si sottopone all'esame per poter ricevere assistenza sanitaria (ad esempio prima di un ricovero o di un intervento). “Il test non è indicato per i grandi numeri”, aggiunge Andreoni, “anche perché si analizza un singolo campione per volta, a differenza della strumentazione del tampone standard in cui si esaminano decine di campioni contemporaneamente”. Ma allora quando potrebbe servire? “Come nel caso del Policlinico Tor Vergata”, prosegue Andreoni, “può essere utilizzato nel pronto soccorso per accelerare la diagnosi di casi Covid-19 e ottimizzare a gestione del paziente. Ma potrebbe in futuro essere impiegato non solo nei pronto soccorso ma anche in strutture o reparti dedicati, sempre allo scopo di ridurre i tempi di attesa del contagiato e gli eventuali contatti con altre persone”.