LE IDEE brillanti e rivoluzionarie possono arrivare quando meno te lo aspetti. E' stato così per David Sinclair, genio della longevità dell'Università di Harvard, convinto che presto tutti gli esseri umani potrebbero vivere fino a 120 o addirittura 150 anni d'età. "Quando avevo 18 anni, nel 1988, durante una partita a carte con gli amici, mi venne in mente che l’ingegneria genetica avrebbe potuto rendere risolvibile qualsiasi cosa, anche l'invecchiamento -, racconta Sinclair che il 12 novembre ha presentato virtualmente il suo ultimo libro "Longevità – Perché invecchiamo e perché non dobbiamo farlo", in una conferenza scientifica divulgativa sulla longevità sana, presieduta da Camillo Ricordi, scienziato italiano che lavora presso l'Università di Miami.
Professor Sinclair, all'epoca nessuno stava usando l'ingegneria genetica per lo studio dell'invecchiamento. Cosa ha fatto dopo questa intuizione?
"Ho detto ai miei amici che probabilmente noi saremmo stati l'ultima generazione a vivere una vita normale. Così ho deciso di prendere una laurea in genetica e vedere se potevo fare la differenza. Nel 1995 sono andato al Massachusetts Institute of Technology, dove insieme con un team di colleghi abbiamo scoperto i geni che controllano il processo d'invecchiamento. Quel lavoro mi ha permesso di trovare un posto alla Harvard Medical School, dove oggi dirigo un laboratorio con l'obiettivo di capire perché invecchiamo e cosa possiamo fare per rallentare e invertire questo processo".
Ritiene davvero possibile spostare indietro le lancette dell'orologio biologico?
"La domanda non è se sia possibile invertire l'invecchiamento, ma quando. Abbiamo scoperto nei topi che è possibile invertire l'età in tessuti complessi, come l'occhio per ripristinare la vista. Alcuni dei miei colleghi hanno invertito l'invecchiamento anche in altri organi. Spero di curare il primo paziente con glaucoma nei prossimi due anni. La buona notizia è che non sono l'unico che sta lavorando sull'invecchiamento. Ci sono più di una dozzina di aziende che lavorano per invertire il processo di invecchiamento. Una di queste riuscirà quasi sicuramente a fare il primo farmaco al mondo che può rallentare l'invecchiamento. In un primo momento, il farmaco sarà usato solo per una malattia, non per l'invecchiamento, che non è ancora classificato come malattia. Ma prevedo che i medici testeranno il farmaco sugli anziani e scopriranno così che vivono più lungo. Questo futuro è a circa 20 anni di distanza da noi e ci consentirà di vivere in buona salute per oltre 100 anni".
Cosa possiamo fare già ora per vivere più a lungo in buone condizioni di salute?
"Se c'è una cosa che consiglierei a chi ha più di 30 anni è di mangiare meno spesso. Più precisamente di non consumare tre pasti completi al giorno con spuntini. Consenti al tuo corpo di soffrire la fame, perché così si attivano i geni che proteggono dall'invecchiamento".
Quindi è una questione di geni?
"Una volta si diceva che il nostro patrimonio genetico determinasse l’aspettativa di vita. Ora si pensa che forse contribuisca al 15%, mentre l’85% è determinato da fattori epigenetici. Si può resettare l’epigenoma e rallentare l'orologio dell'invecchiamento o farlo tornare indietro di decadi, grazie a un'armata di molecole scoperte e in via di sviluppo: polifenoli, attivatori delle sirtuine, pterostilbene, politadine, fisetina, Omega3 e Vitamina D, per citarne qualcuna".
La pandemia ha cambiato le carte in tavola?
"Nel mio libro ho scritto che un virus avrebbe potuto ridurre la durata della vita e che dovevamo prepararci a questa eventualità. Quello che ora stiamo imparando è che l'età è il fattore più importante nei pazienti Covid-19. Se potessimo rendere le persone anziane di 10-20 anni più sane, non avremmo una pandemia. Qualche anno fa ho lanciato una company chiamata Metrobiotech che lavora per aumentare i livelli di una molecola chiamata NAD (l'enzima nicotinammide adenina dinucleotide, ndr) con lo scopo di migliorare la salute. L'azienda ora sta conducendo studi clinici su pazienti Covid-19 per vedere se può aumentare l'immunità e la sopravvivenza delle persone anziane".
Nel frattempo cosa possiamo fare?
"Cercare di non rimanere contagiati dal Covid-19 fino all'arrivo dei vaccini. L'ultimo di Pfizer è efficace al 90%, che è un'ottima notizia. Fino ad allora, indossa le mascherine, limita i contatti sociali, fai esercizio, mantieniti in forma e consuma meno zuccheri".
Cosa succederà nel 2021?
"Prima dell'annuncio della Pfizer ero pessimista. Ora prevedo che il 2021 sarà un anno di transizione lenta verso la vita normale. Spero che negli Stati Uniti la maggior parte delle persone venga vaccinata. Chiunque dovrebbe essere bandito dagli eventi pubblici fino a che non si vaccina. L'unica preoccupazione ora è che il virus possa mutare negli animali e poi passare agli esseri umani, come ha fatto nei visoni in Danimarca. Temo che si possano creare diverse versioni di virus che continueranno a tornare come l'influenza ogni anno".
Come immagina il mondo post-Covid?
"Abbiamo imparato a lavorare da casa e questo rimarrà. Probabilmente non si volerà più da una parte all'altra 2-3 volte alla settimana per incontri di lavoro. Il mondo si sentirà più a suo agio nel gestire la propria vita da casa. Le famiglie che non si sono separate durante la pandemia saranno molto più forti e trascorreranno sempre più tempo insieme".
Qual è il messaggio più importante del suo libro?
"Che l'invecchiamento è una malattia che vale la pena combattere. Morire di una morte lenta e dolorosa a 70 o 80 anni d'età non è più inevitabile. Sappiamo come rallentare l'invecchiamento, cambiando stile di vita, e abbiamo una buona idea di quali molecole potrebbero funzionare. Così come il cancro è passato dall'essere morte certa a malattia che trattiamo attivamente e spesso curiamo, grazie alle scoperte scientifiche, lo stesso approccio dovrebbe essere adottato contro l'invecchiamento. Ora che sappiamo come rallentare e invertire l'invecchiamento in laboratorio dovremmo abbracciare questa tecnologia e puntare a dare 10 o più anni di vita produttiva sana in più. Mio padre è un esempio di persona che si è presa cura del proprio corpo e della propria mente negli ultimi 20 anni in base alla scienza dell'invecchiamento. Ora ha 81 anni ed è più in forma, più sano e più forte, e ha una vita sociale migliore della mia che ho 51 anni d'età. Non sto scherzando. È un faro di speranza per tutti noi".
Professor Sinclair, all'epoca nessuno stava usando l'ingegneria genetica per lo studio dell'invecchiamento. Cosa ha fatto dopo questa intuizione?
"Ho detto ai miei amici che probabilmente noi saremmo stati l'ultima generazione a vivere una vita normale. Così ho deciso di prendere una laurea in genetica e vedere se potevo fare la differenza. Nel 1995 sono andato al Massachusetts Institute of Technology, dove insieme con un team di colleghi abbiamo scoperto i geni che controllano il processo d'invecchiamento. Quel lavoro mi ha permesso di trovare un posto alla Harvard Medical School, dove oggi dirigo un laboratorio con l'obiettivo di capire perché invecchiamo e cosa possiamo fare per rallentare e invertire questo processo".
Ritiene davvero possibile spostare indietro le lancette dell'orologio biologico?
"La domanda non è se sia possibile invertire l'invecchiamento, ma quando. Abbiamo scoperto nei topi che è possibile invertire l'età in tessuti complessi, come l'occhio per ripristinare la vista. Alcuni dei miei colleghi hanno invertito l'invecchiamento anche in altri organi. Spero di curare il primo paziente con glaucoma nei prossimi due anni. La buona notizia è che non sono l'unico che sta lavorando sull'invecchiamento. Ci sono più di una dozzina di aziende che lavorano per invertire il processo di invecchiamento. Una di queste riuscirà quasi sicuramente a fare il primo farmaco al mondo che può rallentare l'invecchiamento. In un primo momento, il farmaco sarà usato solo per una malattia, non per l'invecchiamento, che non è ancora classificato come malattia. Ma prevedo che i medici testeranno il farmaco sugli anziani e scopriranno così che vivono più lungo. Questo futuro è a circa 20 anni di distanza da noi e ci consentirà di vivere in buona salute per oltre 100 anni".
Cosa possiamo fare già ora per vivere più a lungo in buone condizioni di salute?
"Se c'è una cosa che consiglierei a chi ha più di 30 anni è di mangiare meno spesso. Più precisamente di non consumare tre pasti completi al giorno con spuntini. Consenti al tuo corpo di soffrire la fame, perché così si attivano i geni che proteggono dall'invecchiamento".
Quindi è una questione di geni?
"Una volta si diceva che il nostro patrimonio genetico determinasse l’aspettativa di vita. Ora si pensa che forse contribuisca al 15%, mentre l’85% è determinato da fattori epigenetici. Si può resettare l’epigenoma e rallentare l'orologio dell'invecchiamento o farlo tornare indietro di decadi, grazie a un'armata di molecole scoperte e in via di sviluppo: polifenoli, attivatori delle sirtuine, pterostilbene, politadine, fisetina, Omega3 e Vitamina D, per citarne qualcuna".
La pandemia ha cambiato le carte in tavola?
"Nel mio libro ho scritto che un virus avrebbe potuto ridurre la durata della vita e che dovevamo prepararci a questa eventualità. Quello che ora stiamo imparando è che l'età è il fattore più importante nei pazienti Covid-19. Se potessimo rendere le persone anziane di 10-20 anni più sane, non avremmo una pandemia. Qualche anno fa ho lanciato una company chiamata Metrobiotech che lavora per aumentare i livelli di una molecola chiamata NAD (l'enzima nicotinammide adenina dinucleotide, ndr) con lo scopo di migliorare la salute. L'azienda ora sta conducendo studi clinici su pazienti Covid-19 per vedere se può aumentare l'immunità e la sopravvivenza delle persone anziane".
Nel frattempo cosa possiamo fare?
"Cercare di non rimanere contagiati dal Covid-19 fino all'arrivo dei vaccini. L'ultimo di Pfizer è efficace al 90%, che è un'ottima notizia. Fino ad allora, indossa le mascherine, limita i contatti sociali, fai esercizio, mantieniti in forma e consuma meno zuccheri".
Cosa succederà nel 2021?
"Prima dell'annuncio della Pfizer ero pessimista. Ora prevedo che il 2021 sarà un anno di transizione lenta verso la vita normale. Spero che negli Stati Uniti la maggior parte delle persone venga vaccinata. Chiunque dovrebbe essere bandito dagli eventi pubblici fino a che non si vaccina. L'unica preoccupazione ora è che il virus possa mutare negli animali e poi passare agli esseri umani, come ha fatto nei visoni in Danimarca. Temo che si possano creare diverse versioni di virus che continueranno a tornare come l'influenza ogni anno".
Come immagina il mondo post-Covid?
"Abbiamo imparato a lavorare da casa e questo rimarrà. Probabilmente non si volerà più da una parte all'altra 2-3 volte alla settimana per incontri di lavoro. Il mondo si sentirà più a suo agio nel gestire la propria vita da casa. Le famiglie che non si sono separate durante la pandemia saranno molto più forti e trascorreranno sempre più tempo insieme".
Qual è il messaggio più importante del suo libro?
"Che l'invecchiamento è una malattia che vale la pena combattere. Morire di una morte lenta e dolorosa a 70 o 80 anni d'età non è più inevitabile. Sappiamo come rallentare l'invecchiamento, cambiando stile di vita, e abbiamo una buona idea di quali molecole potrebbero funzionare. Così come il cancro è passato dall'essere morte certa a malattia che trattiamo attivamente e spesso curiamo, grazie alle scoperte scientifiche, lo stesso approccio dovrebbe essere adottato contro l'invecchiamento. Ora che sappiamo come rallentare e invertire l'invecchiamento in laboratorio dovremmo abbracciare questa tecnologia e puntare a dare 10 o più anni di vita produttiva sana in più. Mio padre è un esempio di persona che si è presa cura del proprio corpo e della propria mente negli ultimi 20 anni in base alla scienza dell'invecchiamento. Ora ha 81 anni ed è più in forma, più sano e più forte, e ha una vita sociale migliore della mia che ho 51 anni d'età. Non sto scherzando. È un faro di speranza per tutti noi".