ll normale funzionamento del nostro cervello dipende dalla propagazione di impulsi elettrici nei circuiti nervosi che lo costituiscono. In questo modo, miliardi di cellule nervose comunicano permettendoci di vedere, sentire, muoverci, pensare e parlare.
Specifici protocolli di neuromodulazione non invasiva, cioè di stimolazione cerebrale effettuata attraverso impulsi magnetici o elettrici applicati sulla superficie dello scalpo, hanno un potenziale terapeutico in diverse patologie neuropsichiatriche.
Le tecniche attualmente impiegate in campo neurologico e psichiatrico includono: la stimolazione cerebrale magnetica transcranica, quella a corrente diretta o alternata, la stimolazione transcutanea di nervi periferici che a loro volta possono modulare la funzionalità cerebrale. Si tratta di procedure non dolorose e non invasive e sono state sperimentate in molte patologie: depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, ictus, dolore cronico farmacoresistente, epilessia, malattia di Alzheimer e sclerosi laterale amiotrofica. I maggiori benefici dell’elettroceutica si sono avuti per la depressione, con protocolli di stimolazione magnetica transcranica ripetitiva; ma sono molto incoraggianti anche quelli ottenuti per ictus e sclerosi laterale amiotrofica.
Un’altra forma di elettroceutica, molto innovativa e promettente, è basata sulla stimolazione non del cervello ma di un tronco nervoso periferico: il nervo vago, uno dei nervi più lunghi e ramificati del corpo umano: utilizzando questa modalità di stimolazione studi preliminari hanno dimostrato un significativo miglioramento della funzionalità del braccio in pazienti colpiti da ictus.
Il vantaggio della stimolazione vagale rispetto ad altre forme di neuromodulazione è legato alla compattezza e maneggevolezza del sistema di stimolazione che ne rende possibile l’uso anche al di fuori dell’ospedale, al contrario di quanto accade per la stimolazione magnetica transcranica ripetitiva che richiede l’uso di apparecchiature ingombranti e non facilmente trasportabili.