I prenotati lombardi del vaccino anti-Covid costretti ad “emigrare” fuori provincia perchè i posti accanto a casa sono esauriti. Prenotazioni incontestabili, nel senso che non si possono discutere, e che possono costare care. Com’è successo ad una 82enne che da Pavia ha dovuto spostarsi verso Milano per farsi inoculare il siero. Per far questo ha dovuto prendere un taxi e pagare 120 euro. «Io me lo posso permettere – sottolinea –. Ma altri, di fronte alla stessa scelta, rinunciano».
“Pendolare” del vaccino. Nei giorni scorsi, a metà mattina si è fatta vaccinare con la prima dose Pfzeir. Piera, 82 anni compiuti, pur essendo pavese, non ha avuto scelta: si è dovuta vaccinare in provincia di Milano, ad oltre 20 chilometri dalla sua città. Come lei, anche altri della sua generazione sono stati posti di fronte alla stessa scelta.

«Da casa mia vedo il policlinico San Matteo – spiega la pensionata, ex amministrativa di un’organizzazione sindacale –. Però per ricevere la prima dose sono dovuta andare nel Milanese. E dovrò tornarci anche per la seconda: ho l’appuntamento fissato per dopo Pasqua. Nel centro vaccinale di sud Milano ho trovato un mucchio di gente della mia città. Mi sembrava di fare un giro in centro».
C’è chi rinuncia al siero. Questo racconto assomiglia a quello di tanti altri anziani lombardi convocati via sms dal noto sistema di Aria Lombardia per la vaccinazione fuori provincia. «Nell’ambulatorio del Milanese è andato tutto bene: personale eccezionale, poca attesa e distanziamenti perfetti – prosegue Piera –. Però se penso che vivo in una città come Pavia, dove ci sono fior di ospedali, mi sembra assurdo il dovermi spostare. So di persone della mia età che hanno dovuto rinunciare al vaccino perchè non possono affrontare un viaggio del genere, sia fisicamente, sia economicamente. Mi rendo conto di essere privilegiata perché ho una buona pensione e, nonostante qualche acciacco, mi ritengo in buona salute».

La corsa in taxi. Fortunata perchè ha potuto permettersi un taxi per raggiungere il centro vaccinale fuori zona. Pagando 120 euro per uno spostamento di una quarantina di chilometri (tra andata e ritorno). «E dovrò sborsare una cifra analoga anche dopo Pasqua, quando tornerò per il richiamo – insiste la pensionata –. Posso permettermelo, per carità. Quest’anno, invece delle uova di Pasqua, mi sono regalata il viaggio per la vaccinazione. Ma così non va bene, ci sono persone meno fortunate di me, sia economicamente sia fisicamente, che non possono impegnare una somma del genere. Conosco una signora che prende 600 euro di pensione e fatica a muoversi. Mi ha detto che non riesce a spostarsi: la spesa e la fatica sono troppe. Ha chiesto aiuto alla Regione, speriamo che riescano a vaccinarla nella sua città».

Convocazione notturna. Piera torna al momento ha ricevuto il messaggio al cellulare sulla convocazione. «Rispetto ad altri anziani, di cui leggo e sento, è arrivato abbastanza in anticipo: mi è suonato il cellulare alle 23 passate – ricorda –. Ad una mia amica il messaggio è arrivato alle 3 di mattina. Oltre all’orario un po’ insolito per una comunicazione di questo tipo ci sono rimasta male soprattutto quando, il mattino seguente, l'ho letto. Ho iniziato a farlo scorrere e ho letto "via Sardegna 7". Ma a Pavia in viale Sardegna non ci sono strutture sanitarie: solo il Naviglio. Poi ho controllato bene e si trattava di via Sardegna, ma a Pieve Emanuele, nel Milanese». La donna conclude: «Non mi sono persa d’animo: mi sono organizzata e ho prenotato il taxi. Ho vissuto l’ultimo anno con il timore di contagiarmi, tuttavia non era un’ossessione, com’è successo ad altri. Ho usato le precauzioni, cercando di continuare la vita di prima. Ora con il vaccino iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel. Ma a quale prezzo».