Nasce un poco strisciando, si potrebbe trattare di bisogno d'amore, cantava, incantandoci, Patti Pravo. Quando il bisogno d'amore sovrasta ogni logica, ogni amore equilibrato e il benessere psichico di chi lo vive, non si tratta di un "pensiero stupendo" ma di un amore tossico.
"Soltanto il pensiero di vederlo mi infiammava di desiderio. L'attesa era insopportabile. L'amore straripante. La sessualità incontenibile", mi racconta Paola (nome di fantasia) in sede di prima consultazione. Lei ha quarant'anni, un bel lavoro, una famiglia affettuosa, un marito e due figli, e alle spalle una madre algida, che non l'ha saputa amare. Le ha insegnato a barattare la bravura con l'amore, la generosità d'animo e di cuore con i voti scolastici e le ha instillato il seme dell'insicurezza e dell'inadeguatezza.
Paola, appena conclusa università, ha accettato un lavoro modesto a tempo determinato che le desse la possibilità di essere autonoma sul piano economico e di uscire di casa. Si è innamorata di Giorgio (nome di fantasia), lo ha sposato dopo meno di un anno pur di prendere le distanze dalla madre e della sua infanzia dolorosa. Dopo un anno è diventata madre. Ha avuto la sensazione di toccare il cielo con un dito.
Il rapporto con il bambino le ha regalato la possibilità di riscattarsi dalla sofferenza del suo passato familiare. Dopo il primo figlio ne ha avuto un altro. Paola si annulla del tutto come donna. Il suo matrimonio non è nutriente, perché in realtà aveva scelto Giorgio mossa dall'ingenuità e dal bisogno di scappare da casa. Paola era ed è una donna affamata d'amore.
I figli
Dopo il secondo bambino, Paola, ha attraversato un momento di crisi profonda, si è sentita molto sola. Non aveva mai provato mai tanta solitudine. Nonostante questo ha deciso di restare con il marito. Giorgio non si è accorto di nulla, la loro vita coniugale è andata avanti senza grandi scossoni. Ed ecco che è apprso Federico (nome di fantasia), il classico uomo bello e dannato, ma più precisamente è un uomo dalla personalità narcisistica.
L'ha sedotta e portata a sé. Si è insinuato in quel bisogno profondo d'amore e di cure che regola la vita di Paola da sempre. L'ha illusa di curarla e amarla, ma in realtà le ha prosciugato energie psichiche. Pian piano l'ha distrutta.
Paola è si sentita tanto coinvolta da questo suo amante da dimenticare un giorno i bambini a scuola, un'altra vota ha fatto un incidente con la macchina, e un altro ancora ha causato un problema irreparabile sul posto di lavoro.
Paola non è innamorata, è manipolata
Nonostante il disagio sempre più pressante, nonostante la crisi del suo matrimonio, del lavoro e degli affetti, il suo amante l'ha obbligata a dimenticare amici e famiglia per controllarla meglio. Ora lei dipende del tutto da lui. La sua sessualità si infiamma solo per lui: passa dal silenzio dei sensi a una sessualità eccessiva, bulimica, straripante, dipendente.
Federico ha adottato la solita strategia del rinforzo intermittente: appare e scompare, la seduce e la maltratta, la riempie di attenzioni e di effusioni per poi punirla con il silenzio.
Un bel giorno viene chiamata dal preside della scuola che frequenta il figlio maggiore: il ragazzino ha picchiato un compagno e sono entrambi in ospedale. La professoressa le dice che il giovane non è mai stato così irascibile e nervoso, e che secondo lei sta soffrendo per qualcosa che non gli è ancora ben chiara. Paola comprende. Finalmente si ferma e inizia un cammino di introspezione.
Quel bisogno di controllo
Per quanto sembri scintillante, in realtà, il narcisita è una persona sofferente che non sa di soffrire e che mai ammetterà nemmeno a sé stesso di avere bisogno di aiuto.
È un uomo (o donna) affamato di consensi e di approvazione. La ferita e il senso di schiacciante fallimento provato nell'infanzia del narcisista - perché anche lui ha avuto un'infanzia drammatica - lo rendono bisognoso di rassicurazioni sulla sua stessa esistenza (in fondo teme di non esistere se non viene ammirato e lusingato).
La dipendenza affettiva
Come le ottiene e da chi le ottiene - sempre e soltanto dal dipendente affettivo - non è sempre etico e nemmeno indolore, soprattutto per la sua vittima sacrificale. Nel suo cammino cerca con grande affanno e poi incontra il dipendente affettivo, colui che tenterà di nutrirlo, di guarirlo, a costo di rinunciare a sé stesso e alle proprie necessità del cuore.
"Io ti salverò" è la classica frase che ognuno dei due membri della coppia disfunzionale dice all'altro. Il narcisita prosciuga, vampirizza di energie psichiche e il dipendente affettivo, mentre crede di essere amato e aiutato, si fa prosciugare e nel frattempo sposta la sua dipendenza dal genitore che non è stato nutriente al narcisista che di nutriente non ha proprio nulla. E il circolo vizioso prosegue indisturbato.
Le dinamiche sperequate e manipolatorie sono estenuanti e prosciugati e resistono indenni e immodificate negli anni. Si nutrono di colpi di scena, di messaggi a raffica, di rinforzi intermittenti - oggi ci sono, domani ti abbandono per tornare più presente di prima quando capisco che stai soffrendo più che mai (la sofferenza nutre il narcisista) -, a sparizioni strategiche, a punizioni verbali e ad altre inflitte con il silenzio. Seguono minacce verbali o fisiche, richieste sempre più eccessive, parole, parole, parole, sino a schiacciare del tutto la personalità e la persona del dipendenza affettivo.
Il dolore
In amore non dovrebbe esserci sofferenza, o per lo meno non stabilmente. Il tema del dolore, invece, è sempre centrale nella relazione tra manipolatore e manipolato: il dipendente affettivo grida il suo dolore ma non comprende da dove viene, il narcisista dà la colpa del proprio dolore al partner dipendente affettivo per far sì che si senta in colpa, per poi utilizzare questa colpa per portare acqua al proprio mulino e continuare a manipolare e controllare sempre di più.
In questo perverso gioco di ruoli, c'è chi dà e chi prende. Più il narcisista prende e più il dipende affettivo dà senza riserve (solitamente chi dà di più all'interno di una relazione è chi ha più bisogno). Più il dipendente affettivo dà e più si indebolisce, e più viene prosciugato di energie psichiche e fisiche. La corsa al massacro non non finisce qui.
L'amore come veleno
Più il dipendente affettivo si sente debole e più crede di avere bisogno della sua droga, della sua dose quotidiana di veleno. Così beve dall'amaro calice: cerca di nutrirsi ma in realtà si avvelena. Il buco nel cuore. Ma il narcisista cambia?
La coppia male assortita formata da un narcisista e un dipendente affettivo - è difficile che ci sia l'uno senza l'altro - è formata da due persone che soffrono e che hanno un buco nel cuore. L'epilogo finale però è diverso: il dipendente affettivo se va in terapia si salva, il narcisista rimane narcisista.
La possibilità che un narcisista cambi è improbabile. Che torni tutte le volte indietro ad abitare la relazione è invece assolutamente prevedibile. Tornerà ogni volta, dopo ogni abbandono, dopo ogni straziante o strategica sparizione. Tornerà sempre. E lo farà finché il dipendente affettivo non deciderà di curarsi davvero. Quando la vittima comprende di essere vittima, quando va in terapia, quando decide che vuole smettere di stare male e di amare male, solo allora, il narcisista andrà altrove. Quando capirà di aver perso la capacità di controllare il dipendente affettivo e di nutrirsi delle sue energie - tramite il controllo della sua mente e del suo corpo, sessualità inclusa - andrà in cerca della prossima vittima (se non ha già provveduto a sedurla contemporaneamente alla relazione in corso).
Ricordiamoci che il narcisista non può vivere senza le sue prede, senza brillare, senza manipolare per tentare di stare un po 'meglio.
La sessualità
Un narcisista non va in profondità. Non può permetterselo. È del tutto sprovvisto della capacità di avere relazioni oggettuali scaldate da note di autenticità e profonda intimità. Anche la sessualità viene adoperata per i suoi scopi, non accede infatti quasi mai a una dimensione di scambio e di amorevole intimità. Usa il sesso come mezzo per attirare l'attenzione su di sé, per maltrattare e confondere il partner sulle sue ars amatorie, e in fondo per esercitare il suo continuo controllo. Esattamente come la volpe che non arriva all'uva e dice che è acerba, il narcisista adotta lo stesso modus operandi con la sessualità femminile: la denigra.
Quello che fa il partner sotto le lenzuola non è mai abbastanza. Non è giusto, non è bello, non è buono. E se per caso il narcisista dovesse avere un momento di disagio sessuale, la colpa è ovviamente del partner che non è bravo abbastanza. O è eccessivamente algido o è esageratamente desiderante. Il narcisista tende ad utilizzare la vergogna come arma, la brandisce come se fosse una spada. Fa di tutto per far sì che il partner si senta sbagliato, inadeguato, fuori posto.
L'amore tossico dal quale guarire
Lo mette a confronto con le altre donne (o uomini), lo paragona, lo valuta, lo fa a pezzi sul piano estetico. Così alla fine lui (o lei) potrà insultare, manipolare, offendere, tradire e abbandonare a intermittenza perché giustificato e anche autorizzato dagli eventi. Anche dagli amori tossici si può guarire. Basta inforcare le lenti dell'esame di realtà, chiedere aiuto e farsi aiutare.
Perché un amore sbagliato nella vita può anche capitare, due forse, ma dal terzo in poi c'è lo zampino della coazione a ripetere - un potente meccanismo inconscio inarrestabile e immodificabile se non con l'aiuto di un clinico - che spinge a scegliere soltanto amori disfunzionali.
*Valeria Randone è psicologa, specialista in sessuologia clinica a Catania e Milano. www.valeriarandone.it