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Fammi sentire la tua voce e ti dirò se rischi infarto e ictus

Fammi sentire la tua voce e ti dirò se rischi infarto e ictus
Un'app e l'intelligenza artificiale possono rilevare gli specifici biomarcatori vocali presenti nei soggetti a rischio. Ecco come funziona
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"Dimmi che voce hai e ti dirò se il sangue scorre senza difficoltà nelle arterie o se ci sono ostruzioni che possono impedirne il fluire, esponendo al rischio di malattie cardiovascolari come infarto o ictus". In futuro, grazie alla tecnologia, anche chi si trova a distanza di un centro specializzato potrà essere monitorato nel tempo grazie ad una semplice applicazione che registra gli impulsi sonori e li invia ad un sistema di Intelligenza Artificiale.

Questo, come una sorta di "laboratorio", prenderà in esame le caratteristiche della voce e potrà quindi indicare quali soggetti correranno più pericolo di andare incontro ad ictus. Fantascienza? No. almeno stando ad uno studio - siamo solo all'inizio - presentato al Congresso dell'American College of Cardiology, che mostra le capacità predittive del sistema, al momento in fase di ricerca avanzata.

I biomarcatori vocali di ictus e infarto

La ricerca, che vede come autore principale Jaskanwal Deep Singh Sara della Mayo Clinic, ha dimostrato che chi presenta uno specifico marcatore vocale elevato presenta un rischio di 2,6 volte più elevato di andare incontro ad esiti futuri di patologia legata alle arterie coronariche e una probabilità addirittura triplicata di ritrovarsi con un accumulo di placche lungo i vasi confermata con test clinici, ovviamente in confronto a chi non ha caratteristiche vocali "pericolose".

Secondo gli esperti, che pure frenano sull'impiego in clinica di questi strumenti in attesa di ulteriori valutazioni, la semplicità del test (basta una semplice registrazione con lo smartphone) potrebbe diventare un'arma molto utile per controllare la situazione. La ricerca ha preso in esame poco più di un centinaio di persone, sottoposte ad un controllo delle arterie coronariche attraverso la coronarografia.

Poi a tutti è stato chiesto di registrare tre diversi messaggi vocali di circa mezzo minuto: nel primo si doveva leggere un testo breve, nel secondo e nel terzo si è raccontata in sintesi un'esperienza positiva ed una negativa.

Come funziona l'algoritmo che identifica i parametri vocali

Grazie ad un algoritmo di Intelligenza Artificiale sviluppato in Israele sulla base di oltre 10.000 registrazioni si è poi proceduto all'analisi di un'ottantina di parametri vocali, dalla frequenza, fino all'ampiezza, al tono e alla cadenza.

Partendo da una precedente analisi sperimentale che aveva identificato sei marcatori correlati con la malattia coronarica, si è poi proceduto all'analisi in base ai punteggi ottenuti. Nei due anni successivi al controllo, chi aveva punteggi elevati di questo "score" vocale in poco meno di sei casi su dieci (58,3%) è entrato in ospedale per dolore al torace o chiari segni di sindrome coronarica acuta, contro il 30,6% osservato nei soggetti con basso punteggio del biomarcatore vocale. Come spiegare questa situazione?

L'ipotesi: il ruolo del sistema nervoso

Sul fronte scientifico si ipotizza un ruolo del sistema nervoso autonomo, che in qualche modo influisce sia sulla voce che su parametri di salute di cuore ed arterie, come la frequenza dei battiti o la pressione arteriosa.

Questo legame potrebbe contribuire a spiegare l'utilità del controllo vocale a distanza nel monitoraggio dei soggetti a rischio di infarto.

"Non sono nuove le analisi del parlato per la diagnosi di diverse patologie - spiega Filippo Molinari, ordinario di Bioingegneria al Politecnico di Torino. In particolare, in passato, sono state analizzate patologie neurodegenerative (in particolare Parkinson). In quel caso, l'alterazione del suono viene direttamente correlata ad un effetto della patologia sul complesso comparto muscolare che regola la voce umana. In questo studio si amplia di molto la valenza dell'analisi vocale ad una classe di patologie (quelle cardiovascolari) che non comportano, per lo meno allo stato attuale della conoscenza, un diretto coinvolgimento dei centri nervosi o della muscolatura dedicati alla fonazione".

I segnali biologici, una miniera di informazioni ancora poco sfruttate

Insomma, siamo proprio all'inizio. "Lo studio, ancora molto preliminare nei risultati e su un numero di pazienti ancora piuttosto ridotto, dimostra come anche nei segnali biologici più noti e studiati (dall'elettroencefalogramma fino all'elettrocardiogramma per arrivare alla voce, solo per citare alcuni esempi) ci sia ancora molta informazione potenzialmente utile che di norma non viene considerata e che può essere estratta grazie alle nuove tecniche di intelligenza artificiale - segnala ancora Molinari.

Dal punto di vista squisitamente tecnico - conclude Molinari -, un approccio di questo tipo è ancora molto lontano dal poter configurare un nuovo strumento diagnostico, ma pone l'accento su come l'intelligenza artificiale possa efficacemente sia estrarre informazione ulteriore dai dati (valenza diagnostica), sia fornire nuovi elementi di studio e di indagine clinica (valenza di ricerca di base)".