Qualche tempo fa, al congresso della Società Italiana di Cardiologia, gli esperti preconizzavano la disponibilità a breve di nuovi trattamenti per lo scompenso cardiaco, patologia che può avere un esito fatale nel 50% dei pazienti entro cinque anni dalla diagnosi, se non adeguatamente trattato. In Italia, lo scompenso cardiaco è la causa principale di ricovero negli over65. Gli esperti ipotizzavano per il futuro una prognosi molto migliorata di questa condizione, grazie agli sviluppi della ricerca.
Su questo fronte, una buona notizia arriva dalla Commissione Europea, che ha approvato l'estensione dell'indicazione di un farmaco della famiglia delle glifozine (dapagliflozin) all'intero spettro di pazienti con frazione di eiezione ventricolare sinistra, compreso lo scompenso cardiaco con frazione di eiezione preservata e lievemente ridotta.
Le diverse categorie di scompenso cardiaco
Si tratta di un passo avanti importante, considerando che esistono diverse categorie di scompenso cardiaco classificate in base alla frazione di eiezione del ventricolo sinistro (LVEF), ossia la misurazione della percentuale di sangue che fuoriesce dal cuore ogni volta che esso si contrae.
In base alla quantià di sangue che viene "spinta" si può quindi considerare HFrEF (LVEF minore o uguale al 40%), HFmrEF (LVEF 41-49%) e HFpEF (LVEF maggiore o uguale al 50%). Circa la metà dei pazienti con scompenso cardiaco presenta HFmrEF o HFpEF, condizioni cliniche con opzioni terapeutiche limitate.

Cosa dicono gli studi clinici
L'approvazione da parte della Commissione è basata sui risultati positivi dello studio di Fase III DELIVER1, che hanno mostrato come dapagliflozin abbia ridotto significativamente del 18% l'esito composito di morte cardiovascolare o peggioramento dello scompenso cardiaco nei pazienti con scompenso cardiaco con frazione di eiezione lievemente ridotta o preservata rispetto al placebo, associandosi inoltre ad un miglioramento della qualità della vita dei pazienti trattati.
I risultati degli studi di Fase III DELIVER e DAPA-HF hanno inoltre definito dapagliflozin come il primo farmaco per scompenso cardiaco a dimostrare un beneficio sulla riduzione di mortalità in tutto lo spettro della frazione di eiezion2. Considerati i risultati di una particolare modalità di lettura dei dati (pooled analysis) degli Studi di Fase III DAPA-HF e DELIVER presentata al Congresso dell'ESC (Società Europea di Cardiologia) dapagliflozin ha mostrato una riduzione del rischio di morte cardiovascolare del 14% e del rischio di mortalità da tutte le cause del 10%.
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Una risposta ai bisogni dei pazienti
Secondo Michele Senni, Direttore della Cardiologia 1 e del Dipartimento Cardiovascolare dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Professore di Cardiologia all'Università di Milano Bicocca, "nell'ambito della medicina cardiovascolare, lo scompenso cardiaco a frazione di eiezione lievemente ridotta o preservata rappresenta a oggi il più importante bisogno clinico insoddisfatto, soprattutto a causa delle limitate opzioni di trattamento disponibili. L'approvazione europea dell'estensione dell'indicazione di dapagliflozin per il trattamento dello scompenso cardiaco cronico sintomatico a tutto lo spettro della frazione di eiezione rappresenta pertanto un importante traguardo per i pazienti affetti da tale patologia, consentendo a una popolazione più ampia di pazienti di beneficiare di un trattamento ben tollerato e indicato dalle linee guida internazionali.
Lo studio DELIVER, il più ampio mai condotto sui pazienti con scompenso cardiaco con frazione di eiezione lievemente ridotta, preservata e migliorata, ha dimostrato come dapagliflozin, rispetto al placebo, sia in grado di ridurre in maniera significativa il rischio di morte cardiovascolare o peggioramento dello scompenso cardiaco, evidenziando l'efficacia di dapagliflozin e rafforzando le linee guida internazionali più recenti, che sostengono un utilizzo più ampio della classe degli SGLT2i nella pratica clinica".

Azione positiva su reni e sul diabete
Le glifozine, va sempre ricordato, nascono come farmaci per il trattamento del diabete di tipo 2 e per l'insufficienza renale cronica. In questo senso, considerando la situazione e le frequenti comorbilità dei soggetti con scompenso cardiaco, i dati appaiono ancor più interessanti.
"Dapagliflozin - continua Senni - ha mostrato evidenti effetti protettivi anche nei confronti della malattia renale cronica e del diabete mellito di tipo 2, due patologie croniche spesso correlate allo scompenso cardiaco. L'approvazione europea di dapagliflozin nello scompenso cardiaco indipendentemente dalla frazione di eiezione rappresenta quindi una importante opportunità per migliorare la gestione dei pazienti affetti da questa patologia e ci auspichiamo quanto prima di poter prescrivere questo farmaco anche in questo setting di pazienti".
"In Italia lo scompenso cardiaco rappresenta la prima causa di ospedalizzazione dopo il parto e colpisce oltre un milione di persone - commenta Raffaela Fede, Direttore Medico AstraZeneca Italia. Di queste, circa il 50% è affetto da scompenso cardiaco a frazione di eiezione lievemente ridotta o preservata, patologia caratterizzata da un elevato bisogno clinico insoddisfatto con poche opzioni terapeutiche disponibili per i pazienti".
