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Pozza: «Tra le imprese c’è insoddisfazione diffusa. Le liste di Fdi sono più legate al territorio»

Le politiche in Veneto e il rapporto tra i partiti e il mondo economico. «Qui più che gli sbarchi e l’autonomia è la crisi a preoccupare, c’è molto malcontento verso i vecchi partiti»

Alessandro Zago
2 minuti di lettura

TREVISO. «Gli slogan elettorali dei partiti tradizionali? Il 26 settembre vedremo se pagano ancora. Di certo gli imprenditori e le famiglie hanno la testa altrove: sul caro-energia e sul carovita». Lo dice da un pezzo, il presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno Mario Pozza.

Proprio per questo non si stupisce del colpo d’occhio, impressionante, offerto mercoledì dalla cena elettorale con gli imprenditori trevigiani di Crosetto di Fratelli d’Italia, al Gambrinus di San Polo di Piave: la rappresentanza di piccoli e medi imprenditori, oltre 150, era paro paro quella che poco tempo fa si vedeva alle cene elettorali della Lega.

Pozza, più che curiosità, a San Polo pare sia stata una migrazione elettorale.

«Gli imprenditori cercano certezze e spesso restano delusi da promesse non mantenute. Oggi evidentemente le vanno a cercare, le certezze, in un partito che, anche guardando i sondaggi, sembra essere il più adatto a darle».

È finita l’era della Lega in Veneto?

«Io parlo con tutti e ascolto tutti. Non attacco nessuno, ma analizzo e ascolto gli imprenditori, gli amici associati, consumando le suole per andare nelle fabbriche. Ascolto tutti, anche i politici: Crosetto mercoledì non sono riuscito a incontrarlo perché poi è saltato il vertice con le associazioni di categoria. Ma ci sarei andato. Come lunedì mi vedrò con Piero Fassino del Pd: mi ha chiamato per un confronto».

Sì, ma la Lega che fine farà?

«Registro una insoddisfazione diffusa tra gli imprenditori, riguardante i partiti in generale, soprattutto in vista di queste elezioni politiche: anche perché Lega, Forza Italia ma anche Pd hanno presentato liste elettorali con tanti nomi calati dall’alto e spesso nemmeno del territorio».

Fratelli d’Italia sarebbe stata più territoriale?

«Sì, anche perché gli altri partiti avevano una “storicità” che Fratelli d’Italia non ha. FdI ha pescato di più sul territorio, lo ha premiato di più essendo anche un partito cresciuto più degli altri, servivano candidati. Gli altri? In Fratelli d’Italia, da Forza Italia, è passata tanta gente, ad esempio la padovana Elisabetta Gardini, che FdI candida a Padova. Forza Italia invece candida ad esempio la presidente del Senato, la padovana Casellati, in Basilicata. Blindata e distante. Prendiamo il caso di Belluno? A parte, sempre per FdI, Luca De Carlo, di Pieve di Cadore, Belluno come sarà politicamente rappresentata in parlamento se il Pd mi mette un De Menech terzo o quarto di lista?».

Da molto tempo ormai la base leghista è in fermento. E la composizione delle liste ha fatto traboccare il vaso, con nomi catapultati dalla segreteria nazionale, altri defenestrati.

«Credo che qualcosa non funzioni più, se è vero che il presidente di commissione del Senato, il leghista trevigiano Vallardi, è venuto a sapere solo dai media che non sarebbe più stato ricandidato».

Intanto la Lega salviniana è tornata a cavalcare slogan classici, tra stop agli sbarchi e autonomia del Veneto. Che ne pensano gli imprenditori?

«Da quanto tempo sto dicendo che bisogna invece sbloccare i flussi? Da quando tempo gli imprenditori reclamano manodopera immigrata, ovviamente regolare?».

Imprenditori che dissertano dalla mattina alla sera di autonomia.

«Parlano di abbattimento dei costi di energia, gas e materia prime. Questi sono i veri temi all’ordine del giorno».

E quindi bisogna scendere a patti con Putin per abbassare le bollette?

«L’Italia è in un contesto europeo. E l’Europa ha preso nei confronti dell’azione dei russi una posizione precisa. E non possiamo né vogliamo fare gli Orban di turno».

Alessandro Zago

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