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Bond e l’idea di restare, «ma il mio sogno è fare l’assessore regionale»

i.a.
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«Da grande vorrei fare l’assessore regionale». A svelare il suo sogno nel cassetto è Dario Bond, ma nel breve periodo potrebbero esserci altri progetti per lui. Ad evocarli è stato Marco Osnato, appena rieletto alla Camera per Fratelli d’Italia, partito al quale Bond si è avvicinato dopo aver lasciato Forza Italia per dare una mano all’amico Luca De Carlo. Osnato ha proposto che la presidenza del Fondo dei Comuni Confinanti rimanga in mano a Bond, incaricato dal ministro Gelmini nel maggio 2021. In questo modo il Fondo manterrebbe la sua testa nel Bellunese, fatto non scontato ora che la provincia ha un solo parlamentare.

«Sì, ho letto la proposta di Osnato, che poi mi ha anche chiamato per avvisarmi», dice Bond. «Chiarisco subito che non sono in cerca di poltrone. Non ho cercato una candidatura alle politiche, né con Forza Italia né con Fratelli d’Italia e non sto scalpitando per restare alla presidenza del Fondo. Ma sono disponibile a continuare a lavorare per il territorio, perché mi rendo conto che l’esperienza conta molto. Questo però a patto che la mia presenza non dia fastidio a nessuno, cioè che non ci siano altri esponenti politici interessati a quell’incarico. Non intendo creare problemi in nessun modo».

Bond però va oltre: «Dirò di più: il binomio con Roger De Menech (deputato uscente del Partito Democratico, ndr) ha funzionato, è stato fondamentale e secondo me dovrebbe continuare perché stiamo parlando di soldi che vanno spesi per il bene del territorio».

Bond ricorda anche che, a fronte di un impegno notevole che coinvolge 48 comuni tra Veneto e Lombardia, quello della presidenza del Fondo non è un incarico remunerato.

«Se il problema è che il Bellunese è passato da sei parlamentari a uno e c’è ancora bisogno di una mano, io ci sarò sempre», assicura Bond, «ma non sono qui per portare in giro bandierine, per quanto mi riguarda la collaborazione con De Menech deve continuare per il bene del territorio. Perché qui nessuno fa miracoli. Quel sistema di massima collaborazione per il territorio tra forze politiche diverse deve continuare, io voglio mantenerla. Anche perché Roger è una persona deliziosa».

Se invece l’operazione non dovesse andare in porto, Bond rassicura: «La programmazione è avviata a lungo termine, penso che il Fondo non avrà grossi problemi per un po’».

Questo non significa che Bond sia pronto ad appendere le scarpette al chiodo, anzi: «Ho ancora un obiettivo prima di chiudere la mia carriera politica, un sogno del cassetto che coltivo da tanto tempo: vorrei fare l’assessore regionale in una materia importante. Quando mi sono candidato alle regionali ho preso tante preferenze, ma non sono entrato in giunta. Vorrei colmare questa che ho sentito come un’ingiustizia. Tornare a Roma, invece, non mi interessa proprio. In Regione si possono fare cose importanti, con riscontri immediati. A Roma è tutta questione di rapporti personali: devi fare piaceri, essere simpatico e carino, organizzare cene. Ho portato un bel po’ di tisane in questi anni per curare rapporti che invece avrebbero dovuto essere scontati. Francamente preferisco Venezia, dove le azioni sono più concrete».

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