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Sorgenti alpine, monitoraggio al via. Il Cai: «La portata è dimezzata»

Iniziativa a livello nazionale «È necessario capire quanta acqua è disponibile per decidere interventi di approvvigionamento»

Francesco Dal Mas
1 minuto di lettura
Un torrente ad alta quota 

Il Club alpino italiano, in vista di un’altra estate all’insegna della siccità, ha dato il via al monitoraggio delle sorgenti alpine: per studiarne il numero e le caratteristiche, mettendo poi i risultati a disposizione di tutti.

«L’abbiamo deciso», spiega Renato Frigo, presidente regionale del Ca, «in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2023, che ricade il 22 marzo di ogni anno. Il tema di questa edizione è il legame tra acqua e cambiamento climatico. Il riscaldamento globale sta infatti avendo un impatto significativo sul ciclo idrologico, influenzando la disponibilità di acqua dolce e la qualità delle fonti idriche. Una ricognizione compiuta fra le sezioni Cai del Veneto in questi giorni conferma che le cisterne dell’acqua piovana e dello scioglimento della neve dei tetti sono per metà vuote e che anche le poche sorgenti riscontrabili di questi giorni sono dimezzate».

«Gli obiettivi del progetto», sottolinea Frigo, «sono capire quante sorgenti e fontanelle sono presenti nei territori alpini e appenninici del nostro Paese, dove si trovano, quali sono le loro caratteristiche (come portata, composizione chimica e potabilità) e quali sono le variazioni temporali delle stesse. Si partirà da due dati già disponibili: le 4.685 sorgenti e le 28.979 fontanelle ubicate lungo la Rete escursionistica italiana presenti nel database OpenStreet Map».

«Siamo di fronte a una situazione climatica ormai diventata strutturale, e non più eccezionale», puntualizza il presidente generale del Cai Antonio Montani. «Con questo progetto, il Club alpino italiano intende dare il proprio contributo per capire la situazione relativa alla disponibilità di un bene primario come l’acqua, fondamentale per ogni tipo di attività umana in montagna e non solo, mettendo poi i risultati a disposizione di tutti per facilitare lo studio delle soluzioni necessarie per accrescere la resilienza».

In provincia di Belluno le sorgenti sono centinaia. Quelle più importanti sono ad Alleghe (Oteara1), Auronzo (Pian degli Spiriti), Borca (Crot), Calalzo (Ruddiea), Chies d’Alpago (Caitès), Colle Santa Lucia (Livedel). E poi Comelico Superiore con Aiarniola, Cortina con Rumerlo bassa, Feltre con risorgiva Musil e Risorgenza Colesei, Fonzaso con Pedesalto, Canale d’Agordo con Fontane Fosche, Leintiai con Risorgiva, Limana con Sampoi. E ancora Fontanelle a Perarolo, Tagorza a Quero, Angoletta a Rivamonte, Ru de Arei a Rocca Ppietore, Londo1 a San Pietro, Lina a Sovramonte, Fium a Vas, Pian de le Stale a Forno di Zoldo.

Queste sono le sorgenti acquedottistiche, poi ci sono quelle spontanee, che talvolta vengono captate da rifugi e malghe. «Non appena si sarà sciolta l'ultima neve e le temperature più alte sghiacceranno le condotte e le centraline dell'acqua, ogni sezione verificherà le sorgenti da cui attinge il proprio rifugio», informa il presidente Frigo, «e a quel punto decideremo gli interventi di approvvigionamento necessari».

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