AURONZO
Scarpe e guantoni al chiodo per Marco Riva. Il portierone cadorino non sarà più tra i pali nella prossima stagione, saluta il mondo del calcio giocato, ma rimarrà per sempre un uomo simbolo del movimento cadorino e non solo.
«Ho 39 anni ed è giusto lasciare spazio ai giovani», dice Marco, «fisicamente ci sarei ancora, ma la testa mi dice che ho preso una decisione giusta».
Negli ultimi 4 anni sei stato all’Auronzo, tra Seconda e Terza categoria, ma la tua carriera non è stata banale.«Ho iniziato il mio cammino da piccolissimo nel Calalzo, mi sono poi spostato a Conegliano dove facevo la spola tra Juniores e prima squadra. Stessa cosa all’Opitergina e nel Cadore. Dopo essere stato fermo due anni ho ripreso a giocare all’Auronzo, sono andato al Comelico ed infine di nuovo con i galletti. Il momento più bello ed entusiasmante della sua lunga carriera è stato all’Auronzo in Seconda».
La vocazione per la porta è nata sin da bambino.
«Ho sempre fatto il portiere. Quando ci ritrovavamo per giocare a calcio nei campetti mi proponevo sempre per fare il portiere. In realtà se avessi saputo che non sarei cresciuto più di 1 metro e 75 forse avrei cambiato idea».
Da un veterano una riflessione sul futuro del movimento calcistico bellunese.
«Vedo che le squadre del basso Bellunese, pur con fatica e con tutti i problemi, riescono ad andare avanti facendo buoni numeri. Qui in Cadore il problema è proprio la mancanza di giocatori. Già le nascite sono poche, poi aggiungiamo che negli ultimi anni sono emersi sempre più sport e hobby diversi. Di conseguenza è difficile costruire una squadra. È non c’è più la passione per il calcio di una volta».
Intanto è già il momento di pensare al futuro.
«Ora la mia idea è quella di staccare completamente per un po’», chiosa Riva, «anche se dopo 20 anni è molto difficile lasciare questo mondo. Ammetto che ho avuto delle richieste per aiutare alcune società e che le sto valutando».
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