Svidercoschi e l’asta per il numero di maglia. «Ho lasciato la 9 a Corbanese, punto alla 1+8»
Il bomber della Dolomiti ha il Bellunese nel destino. «Venivo spesso a sciare a Cortina»
Gianluca Da Poian
BELLUNO
Il cognome – italianizzato – cela origini polacche. Ma Sebastiano Svidercoschi è un romano doc con la Dolomiti Bellunesi nel destino. Sciava a Cortina, aveva amici di famiglia a Borca di Cadore. Di certo è stato uno dei colpi dell’estate dolomitica. Il più atteso, come sempre capita per gli attaccanti.
E sino ad ora Svidercoschi sta piacendo, tra allenamenti e i due tempi da 45’ disputati contro Virtus Verona e Venezia. È un attaccante moderno, abile a muoversi da centravanti puro ed anche capace di svariare sull’intero fronte offensivo. L’unica rete realizzata sino ad ora – dall’esterno Macchioni – è merito di un suo assist.
Adesso però il dilemma è... sul numero di maglia scelto: 34 o 1+8?
«In realtà la prima idea era indossare la nove. Ho partecipato all’asta per il numero, salvo poi lasciarlo a Corbanese in segno di rispetto. Così ho pensato ad una cosa simpatica, sullo stile di quanto fece Zamorano: prendere il 18, magari mettendo il + in mezzo. Se c’è l’okay della Lnd perfetto, altrimenti vada per il 34 che mi venne assegnato quando avvenne l’esordio nei professionisti».
Intanto la Dolomiti Bellunesi è la tua prima squadra lontano dal Lazio.
«Vengo da una stagione nella quale sono andato a segno 15 volte. Senza presunzione, ritengo mi servisse un progetto simile e soprattutto un ambiente nel quale stare bene. Poi il direttore Piazzi lo conoscevo. Mi voleva alla Primavera del Parma in seguito alla stagione dove era avvenuto il mio debutto in C alla Lupa Roma, comprensivo di gol. Allora non se ne fece più nulla per questioni di accordi tra club, però lui mi fece una bella impressione. Ecco perché, quando mi ha chiamato, ho detto sì. Anche se ciò significava andare a 700 chilometri da casa».
Tra l’altro un po’ il Bellunese lo conoscevi.
«Adoro la montagna ed amo sciare, ma non posso più farlo, giocando a calcio. Spesso con la famiglia venivamo qui a Cortina, ed inoltre degli amici di famiglia possedevano una casa a Borca di Cadore»,
Svidercoschi è un cognome di origini…
«…polacche. Parliamo comunque di lontani avi. Le parentele più strette sono tutte italiane doc. Io sono di Roma Nord ed ho vissuto tutto il percorso giovanile alla Lazio. Sino agli Allievi Nazionali, al termine dei quali sono approdato alla Lupa Roma. E lì a 17 anni ho esordito in C, segnando contro il Siena. Poi, a seguito della retrocessione e saltato il passaggio al Parma, sono rimasto a fare la D segnando 12 reti».
Guardando i dati, non hai più segnato molto da lì in avanti tra Viterbese, Rieti e Montespaccato. Ad eccezione dell’ultimo campionato.
«A volte serve andare oltre i singoli dati. Vi è stato un complesso di situazioni non facili, cominciando dalla decisione poi rivelatasi sbagliata di andare alla Viterbese e passando per qualche infortunio».
Come è questa Dolomiti?
«Giovane e con tanta voglia. Inoltre mi sta piacendo il modo col quale si approccia l’allenatore Brando. Ha le idee chiare e si vede che vuole insegnarci qualcosa».
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