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Warren Adams. L'uomo che inventò Facebook prima di Facebook. E che ora difende la Patagonia

Warren Adams, a pesca in Patagonia
Warren Adams, a pesca in Patagonia  
E' il cofondatore di PlanetAll, che alla fine degli anni Novanta voleva “rendere il pianeta più piccolo e permettere agli amici di restare in contatto”. Il tasso di crescita era esponenziale, ben oltre quello dello stesso web. Acquisito da Amazon nel 1998, venne però chiuso inspiegabilmente. "Ma non ho rimpianti, anche se il nostro social network stava diventando un fenomeno globale", ci ha raccontato lui stesso Warren. Oggi, in Sud America, ha inventato un modo per coniugare affari e difesa del territorio. E ha in mente un nuovo progetto   
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IL MONDO oggi sarebbe diverso se Jeff Bezos e la sua Amazon non avessero fatto quell’errore. E pensare che lo stesso Bezos, quando acquisì PlanetAll nel 1998 per 90 milioni di dollari, ne aveva parlato in maniera entusiasta: "E' il modo più innovativo di usare internet che io abbia visto". Lo era, in effetti. Una sorta di agenda interattiva che somigliava a Facebook, sette anni prima che Facebook nascesse. Voleva “rendere il pianeta più piccolo e premettere agli amici di restare in contatto”. Il tasso di crescita era esponenziale, ben oltre il diffondersi dello stesso Web, e un terzo degli utenti venivano da fuori gli Stati Uniti. Aveva toccato i 340 mila iscritti nel 1997, divenuti un milione e mezzo nel 1998, quando in America appena 33 milioni di persone usavano la Rete. La curva di crescita era la stessa che in seguito avrebbe avuto Facebook. Ma due anni dopo l'acquisizione, Bezos lo chiuse per concentrarsi solo sul commercio elettronico.
La famiglia di Warren Adams in Sud America
La famiglia di Warren Adams in Sud America 
Il suo inventore, Warren Adams, ora ha 51 anni e da tempo ha cambiato vita, città, epoca. Dopo la morte di PlanetAll, ha fondato un'agenzia immobiliare sui generis chiamata Patagonia Sur. "Ero stanco, volevo stare con la mia famiglia, avevo bisogno di vivere", racconta al telefono dalla sua casa vicino Boston. "Con mia moglie e le tre bambine mi misi prima a viaggiare e poi a cercare di coniugare il profitto con la salvaguardia del territorio".

Quando lo riportiamo indietro nel tempo, alla fine degli anni Novanta, mette le mani avanti con modestia: "Ai tempi io e l’altro fondatore di PlanetAll, Brian Robertson, non eravamo i soli ad aver progettato un servizio che oggi chiameremmo social network. Però è vero che PlanetAll faceva numeri notevoli. Avevamo quasi due milioni di utenti alla fine e se ne aggiungevano 15 o 20 mila al giorno". Non era una semplice comunità online come The Well, né un mondo virtuale alla Habitat. Mirava 'semplicemente' a connettere le persone e Jeff Bezos vide tutte le potenzialità: "permette di fare una cosa essenziale come restare in contatto".
Jeff Bezos, fondatore di Amazon, alla fine degli anni Novanta 
Jeff Bezos, fondatore di Amazon, alla fine degli anni Novanta   
Ma Amazon era un decimo di quella attuale, vendeva solo i libri, video e cd online. E pensava solo a quello. "Bezos decise di incorporare le funzioni PlanetAll nel sito di commercio elettronico", prosegue Adams. Scelse però solo la possibilità di entrare in contatto con altre persone, conoscenti, per vedere cosa compravano. Una sorta di guida agli acquisti che più tardi avrebbe preso tutt’altra deriva abbandonando l’idea della rete di conoscenti. Dunque l’anima stessa di PlanetAll. "Oggi non ne resta più nulla", spiega il suo fondatore. "E' facile guardare indietro e pensare ad un errore. Forse però Amazon è divenuta la multinazionale di oggi proprio grazie al fatto che si è concentrata sul suo business principale".

"Con i se non si fa mai la storia", diceva l’attore Alessandro Cutolo. Ma si possono costruire i rimpianti e Jeff Bezos, per quando sia l’uomo più ricco del mondo, con PlanetAll ne ha messo in piedi uno colossale se si guardano ai due miliardi di utenti di Facebook. Ne era cosciente anche il socio di Adams, Robertson, morto in un incidente aereo nel 2011. Lo disse più volte che il loro servizio avrebbe potuto diventare un fenomeno globale. Il lavoro di Adams proseguì con un’altra intuizione: Amazon Anyware. Permetteva di fare shopping online con i telefonini dell’epoca che avevano appena iniziato a navigare online. Fu l’ultima cosa che fece prima di andarsene.
PlanetAll prima che venisse comprato da Amazon
PlanetAll prima che venisse comprato da Amazon 
Patagonia Sur è nata sei anni dopo. “Non credo che la politica possa fare molto per la salvaguardia del pianeta. E’ lenta, indecisa, fa passi indietro”, continua lui. “Noi compriamo terreni in aree meravigliose ma che vanno ripristinate perché sono state disboscate o sfruttate male. I nostri clienti acquistano il terreno diciamo per 200 dollari ad ettaro, ne investono altri 100 per ridargli equilibrio e dopo sei o sette anni lo riescono a vendere a mille”. Devono rispettare certi parametri sottoscrivendo il contratto, ma se hanno bisogno di consigli Adams è pronto a fornirgli tutto l’aiuto. Possono costruire su una percentuale ridotta di terreno di quei paradisi da restaurare, il tre per cento del totale, che acquista valore in virtù della loro bellezza ritrovata.

“Mi sono dovuto adattare ai ritmi della terra arrivando da quelli accelerati dell’online. In due anni qui hai appena cominciato, mentre a Seattle erano sufficienti a plasmare il mondo digitale”. E pensare che adesso vuole plasmare il mondo reale con la sua ultima idea: Two Degree Innvation Lab. “Dobbiamo abbassare di due gradi la temperatura media se non vogliamo condannare la Terra”, conclude. “Non c’è modo di fermare i cambiamenti climatici se non trovando il sistema di rendere economicamente vantaggioso l’impiego di energia alternativa. Sto creando una rete di istituti, aziende e università per farlo. Anche questo, alla fine, significa connettere le persone”. Giura di non aver rimpianti. Non ne vuole proprio sentir parlare. Ma chissà se le cose stanno davvero così.    
Una della proprietà di Patagonia Sur
Una della proprietà di Patagonia Sur