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Il Conte digitale fra innovazione e difesa dell’ambiente. Ecco le promesse del neo presidente del Consiglio

Il Conte digitale fra innovazione e difesa dell’ambiente.  Ecco le promesse del neo presidente del Consiglio
(ansa)
Nel suo discorso al Senato sono stati toccati i temi della ricerca scientifica, dell’intelligenza artificiale, del diritto all’accesso ad Internet e dei rischi di nuove forme di sfruttamento nell’era della sharing economy. Prevede interventi a 360 gradi su settori chiave del nostro Paese, iniziando dall’università. Ma siamo alla dichiarazione di intenti, nessun cenno sul quando, come e in quale ordine
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ROMA - Dopo l'elogio al populismo quello all'innovazione. Il discorso programmatico del neo premier Giuseppe Conte al Senato ha toccato i temi dell'intelligenza artificiale, della ricerca scientifica, dell'ambiente, dell'accesso alla Rete come diritto fondamentale, dei big data, della sharing economy, della privacy. Sono stati presentati come si presentano i punti di un manifesto, una dichiarazione d'intenti, senza scendere nei dettagli. Quindi senza spiegare quando e con quali mezzi Conte e il suo governo intendono raggiungere certi obbiettivi o metter mano a certe trasformazioni. Lo capiremo nei prossimi mesi. Ma l'aver capito quali partite vanno giocate con attenzione è comunque un segno.
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L’economia del lavoretto e il salario minimo. "Nel nuovo patto sociale trasparente ed equo, fondato sulla solidarietà e sull'impegno", il primo passaggio sul digitale arriva dopo 20 minuti. "La diffusione delle nuove tecnologie e dell'economia della condivisione crea nuove opportunità imprenditoriali e rende disponibili servizi innovativi per i cittadini, ma apre anche a rischi di marginalizzazione e nuove forme di sfruttamento. Dobbiamo farci carico di tali trasformazioni, non per combattere una sviluppo irreversibile, ma assicurare il rispetto dei diritti essenziali dei lavoratori". In parte il riferimento è al programma di governo sottoscritto da Lega e Movimento 5 Stelle: la volontà di introdurre un salario minimo orario, con buona pace di tutti i servizi di consegna del cibo che son cresciuti a dismisura pagando poco o nulla i fattorini. Anche se nel "farsi carico di tali trasformazioni" si spera ci sia molto di più. Servirebbe una visione organica, a lungo termine.
L'ambiente. Qualche minuto dopo si passa alla "blue economy", la creazione di un ecosistema che trasformi i rifiuti in una risorsa da riutilizzare. L'economia circolare della quale molti parlano, attuata però con successo solo in pochi Paesi. "L'azione del governo sarà costantemente incentrata sulla tutela dell'ambiente", prosegue Conte. Repubblica sta conducendo una campagna sull'inquinamento da plastica, il ministro dell'ambiente Sergio Costa nell'intervista da noi appena pubblicata, ha confermato di volere una raccolta differenziata puntuale e intende usare la leva fiscale per ridurre il costo dei prodotti senza plastica. E' dai tempi del decreto Ronchi, parliamo nel 1997, seguito dal cosiddetto Testo Unico Ambientale del 2006 e dall'obbligo del 2009 per tutti i comuni di procedere con la differenziata, che si tenta questa strada. La situazione però è ancora insoddisfacente, soprattutto troppo disomogenea su scala nazionale.

L'intelligenza artificiale e big data. Il passaggio sull'intelligenza artificiale, che è al centro dei processi di automazione e sulla quale stanno piovendo investimenti miliardari dalla Cina agli Stati Uniti fino all'Europa perché cuore della prossima grande rivoluzione industriale, è stato il seguente: "Dobbiamo misurarci fin da subito con i dilemmi dell'intelligenza artificiale e utilizzare i big data per cogliere tutte le opportunità della sharing economy". Quando parla di big data intende probabilmente la possibilità di usarli per rendere più efficienti i servizi, soprattutto quelli legati alla mobilità.   
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I dilemmi sulle Ai invece sono, forse, quelli già sollevati senza successo alla Camera nella scorsa legislatura. A dicembre la proposta di una moratoria per evitare il suo utilizzo nelle armi autonome, il timore è quello della corsa agli armamenti 2.0 di fatto già iniziata, era stata accolta tiepidamente iniziando dalla Lega Nord e infine respinta. Oltre alla voce del gruppo Civici e Innovatori che l'aveva presentata, fra i pochi a sostegno i parlamentari del Movimento 5 Stelle. Luca Frusone, all'epoca nella Commissione difesa, aveva addirittura alzato il tiro: "Questo è il primo di una serie di dibattiti necessari sull'automazione. Bisognerebbe normare un mondo che sta esplodendo e che ha implicazioni enormi anche e non solo sul piano bellico. E bisognerebbe farlo a livello internazionale. Peccato che questo dibattito arrivi a fine legislatura". Ora il movimento è al governo e ha tutti i mezzi per dar seguito a queste parole.

Strano, per altro, che l'intelligenza artificiale e l'automazione non siano mai state collegate alla promessa di un reddito di cittadinanza, una delle più difficili da mantenere. Eppure è esattamente quel che è accaduto nel tanto vilipeso (in campagna elettorale) Parlamento europeo a febbraio del 2017. La prossima rivoluzione industriale basata su Ai e robotica, se prenderà piede come molti prevedono, potrebbe riportare in Occidente parte di quella produzione industriale che negli anni scorsi è stata delocalizzata. Con una differenza: per la prima volta la crescita del prodotto interno lordo non significherà crescita dell'occupazione perché la forza lavoro sarà digitale. L'ipotesi più accreditata è che nascano molte altre professioni oggi difficili da immaginare, la certezza è che una parte significativa di quelle che conosciamo verranno colpite in una qualche misura dall'uso delle Ai e alcune semplicemente spariranno. Oxford University e Banca mondiale hanno previsto che a rischio saranno il 57% dei posti di lavoro. Mady Delvaux, europarlamentare socialista a capo della commissione giuridica del Parlamento, aveva quindi pensato ad una forma di tassazione su questa nuova industria trainata dalla robotica che avrà bisogno di un numero limitato di ingegneri e tecnici per funzionare. I fondi per il reddito di cittadinanza potrebbero arrivare proprio dall'industria robotizzata e dalle nuove entrate che produrrà. Peccato che fra i pentastellati non ci sia traccia di una visone tanto lungimirante. 
La ricerca e l'università. Tornando a Conte e ai suoi propositi, fra i quali c'è il far crescere l'Italia economicamente come sta crescendo il resto d'Europa, vuol riportare nel nostro Paese quei ricercatori brillanti costretti a lavorare all'estero. "Le nostre scuole ed università sono in grado di formare delle vere eccellenze -ha detto- ma purtroppo non sono capaci poi di trattenerle. E' un grave deficit. Dobbiamo invertire la rotta, ce la dobbiamo fare". Offrire ai migliori dei nostri ricercatori "e anche a quelli stranieri", Salvini permettendo vien da dire, la possibilità di proseguire qui il loro lavoro è un bellissimo sogno che deve diventare realtà. E' necessario per trasferire nel nostro tessuto produttivo e non in quello di altre nazioni progressi e scoperte, come ha sottolineato lo stesso presidente del Consiglio. Conte si rende conto che parliamo delle filiere produttive del domani, quelle sulle quali si reggerà la futura ricchezza del Paese. Un Paese che se intende mantenere i suoi standard, fra i più alti al mondo malgrado spesso si pensi il contrario, non può far altro che puntare sulla ricerca e sui quei campi nei quali già siamo all'avanguardia iniziando dalla robotica. Ma tutto questo significa investimenti, efficienza e riorganizzazione dell'università puntando alla meritocrazia. Non è un compito facile.

Il web e la privacy. Infine Internet. "Uno spazio pubblico infinito", lo definisce Conte, "che crea opportunità e riduce la distanza dei cittadini. Siamo però consapevoli che la direzione nella quale questo progresso tecnologico si sviluppa non è neutra". Deve essere compatibile con i diritti fondamentali della persona e con le esigenze della società. Il governo vuole il rafforzamento delle garanzie politiche e istituzionali. Punta alla cittadinanza digitale, all'accesso ad Internet per tutti come diritto, alla protezione dei dati personali. Non è una visione particolarmente aggiornata e non solo perché sulla funzione positiva del Web e dei social in politica tanto sbandierata dai pentastellati i dubbi sono parecchi. Ma è in linea, almeno per quel che riguarda la privacy, con quanto sta cercando di fare Bruxelles che sulla difesa dei dati dei cittadini europei si è mossa in maniera decisa. Che basti però a farci recuperare terreno nei confronti di chi, dalla Silicon Valley, lo "spazio pubblico infinito" lo domina in un regime di oligopolio è difficile. E su questo Conte e chi è dietro di lui, anche a parole, dovranno fare di meglio.