Nobel, politici, personalità dello spettacolo. La lettera dei 101 per un vaccino anti Covid bene universale
di JAIME D'ALESSANDRO
A scriverla è stato Muhammad Yunus, Nobel per la pace nel 2006. Con lui si sono schierati fra gli altri Desmond Tutu, Mikhail Gorbachev, Bono, Richard Branson, Lech Walesa, George Clooney, Romano Prodi e Nicola Zingaretti. "L'unico modo per sradicare definitivamente la pandemia è di avere un vaccino da somministrato a tutti gli abitanti del pianeta"
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Presidenti, premi Nobel, personalità dello spettacolo, figure di primo piano del mondo imprenditoriale, politici, sindaci, accademici. Centouno in tutto uniti in un appello affinché i vaccini per fermare il Covid-19 siano "un bene comune universale esenti da qualsiasi diritto di brevetto di proprietà".
A scriverla è stato Muhammad Yunus, Nobel per la pace nel 2006, che con la sua fondazione guida l'iniziativa. Con lui si sono schierati altri Nobel del calibro di Desmond Tutu, arcivescovo sudafricano, l'ex segretario del partito comunista russo Mikhail Gorbachev, l'attivista pakistana Malala Yousafzai, il musicista Bono, l'imprenditore Richard Branson, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, l'ex presidente della Polonia Lech Walesa, gli attori George Clooney, Sharon Stone, Forest Whitaker e Matt Damon. Fra loro anche alcuni italiani: l'ex presidente della Commissione europea e primo ministro Romano Prodi, il cantante Andrea Bocelli, il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti, i professori Luigino Bruni e Raffaele Lomonaco, gli ecclesiastici Enzo Fortunato, Mauro Gambetti e Giulio Albanese.
In particolare, Zingaretti ha aggiunto, convividendo la lettera su Facebook: "Chiediamo al Governo di impegnare su questo la prossima riunione del G20, mettiamo insieme ricerca, innovazione, medicina per raggiungere quest’obiettivo".
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"C'è un'esplosione di attività di ricerca e studi clinici per trovare cure e vaccini", si legge nella lettera. "L'unico modo per sradicare definitivamente la pandemia è di avere un vaccino che può essere somministrato a tutti gli abitanti del pianeta (...) che vivono in paesi ricchi o poveri (...). Governi, fondazioni, organizzazioni finanziarie internazionali come la Banca Mondiale e le banche di sviluppo regionali dovrebbero elaborare dettagli su come rendere i vaccini disponibili gratuitamente".
I centouno chiedono intanto trasparenza per determinare il giusto compenso che dovrà essere corrisposto a chi ha fatto ricerca. "È un processo lungo. Il tempo stimato per lo sviluppo di un vaccino Covid-19 è di circa 18 mesi minimo, il che sarebbe un record di velocità assoluta". Sono necessari immensi investimenti economici e molti laboratori del settore privato si aspettano un compenso. "Dobbiamo elaborare una procedura inequivocabile per determinare quale sarebbe la cifra equa per rendere il vaccino di dominio pubblico", prosegue la lettera. "Per questo motivo, le informazioni fornite dal settore privato, dagli scienziati e dalle autorità devono essere tempestive, accurate, chiare, complete e trasparenti". E i risultati della ricerca dovrebbero essere di dominio pubblico.
Si domanda anche un piano d'azione globale all'Organizzazione Mondiale della Sanità. "Facciamo appello affinché venga istituito un Comitato Internazionale responsabile del monitoraggio della ricerca sui vaccini e per garantire la parità di accesso al vaccino a tutti i Paesi e tutte le persone in un lasso di tempo determinato annunciato pubblicamente".
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Un vaccino per tutti
Ai tutti i leader mondiali, al Segretario Generale delle Nazioni Unite, al Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ai leader religiosi, ai leader sociali, ai leader morali, ai leader dei laboratori di ricerca, alle aziende farmaceutiche e ai leader dei media, i centouno chiedono infine di unirsi per assicurarsi che in caso nel caso di scoperta del vaccino Covid-19 si abbia un consenso condiviso per un accesso universale gratuito, molto prima della sua produzione e distribuzione. Sono posizioni in parte condivise, specie in Europa, meno dall'altra parte dell'oceano.