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La diffidenza degli italiani per la tecnologia è una brutta notizia per l’ambiente

La diffidenza degli italiani per la tecnologia è una brutta notizia per l’ambiente
Secondo uno studio del Digital transformation Institute, gli italiani vedono nel digitale più un nemico che un alleato. Ma questo atteggiamento potrebbe rallentare la lotta all'inquinamento
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Gli italiani si mostrano sicuri nel comprendere la portata della trasformazione digitale, sempre più protagonista della nostra quotidianità, ma temono di restarvi intrappolati: in sintesi, è questo l’indirizzo tecnologico del Paese per come è stato fotografato della ricerca “Italiani e sostenibilità digitale”, realizzata dal Digital transformation Institute e presentata online il 20 maggio.

 

Tra i dati più rilevanti emerge soprattutto quello sul rapporto tra percezione tecnologica e tutela dell’ambiente, nel quale sembra che i cittadini più attenti alle sorti del nostro ecosistema vedano nella tecnologia più un nemico che un alleato: “È un quadro complesso e variegato - ci ha spiegato Stefano Epifani, docente di Internet studies alla Sapienza e presidente del Dti - Se da un lato gli intervistati sembrano portati a pensare che la digitalizzazione sia qualcosa di positivo, dall’altro emerge un timore consistente nei confronti di questo cambiamento, che si rafforza man mano che si entra nel dettaglio di quali tecnologie stanno effettivamente prendendo piede nella nostra quotidianità”.

 

 

I risultati della ricerca
Lo studio, realizzato in collaborazione con Ipsos, ha preso in considerazione 800 intervistati rappresentativi degli italiani per zona, reddito, titolo di studio e genere: da questo emerge che il 92% delle persone ritiene che il digitale costituisca una forma di innovazione, mentre il 71% è convinto che se ne debbano ancora comprendere i rischi. Ancora: il 65% degli intervistati sostiene che la trasformazione digitale sia una fonte di diseguaglianza, legata al rischio della perdita di posti di lavoro e di un aumento delle ingiustizie sociali. Secondo Epifani, “è significativo come la paura nei confronti della tecnologia aumenti proporzionalmente al diminuire della competenza: meno si conoscono le tecnologie, più le si temono”.

Accade soprattutto con la cosiddetta Internet delle Cose (in inglese, Internet of Things), che però può rappresentare un valido alleato nella lotta all’inquinamento e nella difesa dell’ambiente: pur non mancando la sensibilità sul tema (il 74% degli intervistati avrebbe ben chiara l’urgenza del tema), solo il 10% usa regolarmente applicazioni a supporto della riduzione dei consumi, il 13% le usa raramente, il 27% non ne conosce l’esistenza e addirittura il 49% non utilizza queste tecnologie pur sapendo che esistono.

La situazione resta simile se ci si riferisce alle applicazioni per la gestione del ciclo dei rifiuti (che il 38% degli italiani non conosce e il 35% non usa pur conoscendole) e per quelle dedicate ad abbattere gli sprechi alimentari (sconosciute dal 48% degli intervistati e non usate dal 38% di chi dice di conoscerle): “Le ragioni alla base di questa diffidenza, per quanto abbiamo potuto constatare, sono le più disparate - ha aggiunto il direttore del Dti - Da un lato c’è la diffidenza verso la loro reale efficacia, dall’altro c’è un senso diffuso di timore verso qualcosa che non si conosce bene e che non è così diffusa come lo sono le più comuni app che installiamo tutti i giorni”. Tuttavia, “questo insegna molto sull’importanza delle istituzioni nell’aumentare il livello di consapevolezza e di competenza digitale degli italiani di ogni età”.

 

 

Arrivano i fondi dall’Europa
Fra l’altro, grazie al programma Next Generation Eu, nei prossimi anni l’Italia potrà investire 191 miliardi di euro del Piano nazionale di Ripresa e resilienza, che si fonda proprio sugli assi della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale e sociale. Una sfida che passa anche dalle tecnologie innovative, che possono migliorare le prestazioni di ogni settore dell’economia, dal turismo all’edilizia, i cui risultati già si vedono per effetto dei Bonus Casa e ambiente, che hanno riportato il tema dell’efficientamento energetico al centro del dibattito pubblico nel settore immobiliare.

 

Tuttavia, la stessa conoscenza dei temi ambientali da parte degli italiani sembra essere debole: se l’80% degli intervistati si ritiene ferrato, “approfondendo il dato, emerge un quadro che evidenzia una grande confusione nelle persone, che le porta a interpretare tale concetto in una dimensione prettamente ideologica, senza che questa produca un impatto reale nei comportamenti o nelle azioni delle persone”, si legge in una nota dell’istituto di ricerca. Secondo lo studio, il 62% degli intervistati non sarebbe nemmeno in grado di correlare la visione di sostenibilità che ritiene prioritaria con le scelte economiche e sociali che dovrebbero essere coerenti con essa.

 

Secondo Epifani, insomma, “per arrivare a risultati concreti occorre impegnarsi maggiormente sul fronte della condivisione di idee ed esperienze e su quello dell’informazione, che si è mostrata talvolta impreparata. A questo si aggiungono le politiche attive delle istituzioni, che hanno il compito di indirizzare i cittadini nel senso di una sempre maggiore sensibilità ambientale ed ecologica, anche in linea con i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu”.