Il 29 ottobre 1908 l’ingegnere Samuel David Camillo Olivetti, detto solo Camillo Olivetti, nato 40 anni prima a Ivrea, titolare di una fabbrica di apparecchiature elettriche, la Cgs (Centimetro Grammo Secondo) con sede a Milano, ispirato, pare, anche da quello che aveva imparato durante un anno trascorso in California, a Palo Alto, il cuore di quella che moltissimi anni dopo sarebbe diventata la Silicon Valley, costituisce nella sua città natale la società in accomandita semplice Ing. C. Olivetti & C, ovvero “la prima fabbrica nazionale di macchine da scrivere”, come si leggeva sull’insegna dell’officina di Ivrea, 500 metri quadri di mattoni rossi, 20 dipendenti e una produzione di partenza di 20 macchine a settimana.
Dice la Treccani: “A quell’epoca, le macchine per la dattilografia negli uffici venivano prodotte dalle statunitensi Remington e Underwood e, in Europa, quasi solo da aziende tedesche. Quando, vent’anni dopo, ormai affermato industriale del settore, Camillo renderà pubblico omaggio all’avvocato novarese Giuseppe Ravizza (1811-1885), inventore nel 1855 del cembalo scrivano (così detto per la sua forma), un apparato che precorreva persino la prima macchina per scrivere al mondo, quella brevettata nel 1867 negli Stati Uniti da Christopher L. Scholes, indicherà come causa di fondo della mancata fortuna di Ravizza il limite, storicamente italiano, che non può un’invenzione maturare e dare i frutti di cui è capace, se non è integrata da un sano e adeguato organismo industriale".
Certo, il 29 ottobre è anche l’anniversario, celebratissimo, del primo collegamento di una rete che poi diventerà Internet, nel 1969. Ma quel che accadde quel giorno del 1908 a Ivrea resta una pietra miliare per l’innovazione non solo italiana, l’inizio di una storia gloriosa e bellissima, finita male, questo è vero, ma ci sono film da Oscar senza lieto fine che non smetteresti di rivedere. E la saga della Olivetti è una storia da Oscar. Riguardatela nella serie tv che sta su RaiPlay, leggete i libri romanzati appassionati di Maurizio Gazzarri su alcune delle favolose macchine inventate a Ivrea, non dimenticate il libricino P101 di Piergiorgio Perotto sull'invenzione (trascurata) del primo personal computer della storia; e se dopo tutto ciò vi resterà la domanda di come e perché l’Italia ha potuto mandare in malora un tale patrimonio, tuffatevi nella ricostruzione del "caso Olivetti” fatta da Merlyle Secrest. Insomma, il 29 ottobre 1908 iniziò una storia che non dobbiamo dimenticare per capire le potenzialità dell’innovazione italiana e perché a volte riusciamo a non accorgercene.