Il 23 novembre 2014, dalla base spaziale di Baikonur, nel Kazakhstan, la prima astronauta italiana è andata nello Spazio. Samantha Cristoforetti, who else? Con lei c’erano un russo e un americano. Partenza alle 10 di sera, venti minuti dopo la Soyuz era in orbita e la capsula si è staccata. Destinazione la Stazione spaziale Internazionale, dove sarebbe dovuta rimanere 6 mesi per compiere gli esperimenti della missione Futura (ci resterà un po’ di più).
Quel giorno la Cristoforetti aveva 37 anni, era capitano dell’Aeronautica e stava per diventare uno dei personaggi pubblici italiani più popolari e apprezzati grazie a un uso intelligente dei social. In particolare di Twitter, utilizzato per la prima volta per portarci a bordo della Iss. Si era capito già il giorno del lancio che non sarebbe stata una missione qualsiasi dal punto di vista della comunicazione. Prima di partire aveva raccontare di avere fatto la sua doccia più lunga di sempre (”Il buon giudizio russo ha previsto di lasciare il tempo che serve per fare questo nel programma! #NoRushOnLaunchDay”). Poi aveva condiviso la sua playlist di canzoni tutte in tema: Salirò di Daniele Silvestri, poi Don’t Stop me now dei Queen, e Get the party started di Pink e Learning to fly dei Pink Floyd (ma una volta a bordo dell’Iss ci dirà di aver festeggiato con i Black Eyed Peas: “I gotta feeling that tonight’s gonna be a good night”, cioè "Che stanotte sarà una buona notte”).
Sul blog collettivo dell’Agenzia Spaziale Avamposto42 (sì, è ispirato alla Guida galattica per Autostoppisti), scriverà di aver impostato una risposta automatica per le mail: “Mi spiace, sono fuori dal pianeta per un po’”. E dopo i ringraziamenti a tutti quelli che l’avevano sostenuta per arrivare fin lì aveva scritto: “Vado nello Spazio con tutta me stessa, con tutto quello che sono e di cui ho fatto esperienza, e porto certamente con me ogni persona che ho incontrato”. Sarà un enorme successo.