Il 2 dicembre del 1942 (cito il sito dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare), “sotto le gradinate dello stadio della Università di Chicago, Fermi mise in funzione la prima pila atomica alla presenza di una quarantina di colleghi e tecnici. Ventotto minuti dopo la reazione fu arrestata: Wigner stappò una bottiglia di Chianti che teneva in serbo da settimane per l’occasione e Compton telefonò al rettore della Harvard University dandogli in codice il messaggio del successo raggiunto da Fermi: Jim, sarai contento di sapere che il navigatore italiano è arrivato poco fa nel nuovo mondo".
Gli americani, che hanno un senso epico della storia, lo raccontano così: “L’Era Atomica è iniziata dentro una enorme tenda su un campo di squash sotto le tribune dello Stagg Field dell’università di Chicago". Per avere un po’ di contesto è necessario andare sul sito del Centro Enrico Fermi di Roma, dove si spiega che lo scienziato ormai viveva da qualche anno negli Stati Uniti, dove era fuggito con la famiglia in seguito alla leggi razziali; e il 2 dicembre 1942 terminò la costruzione del “primo reattore artificiale a fissione nucleare al mondo”. Si chiamava Chicago Pile-1 ed era costituito da una pila di uranio e blocchi di grafite: “La pila aveva un nocciolo costituito da pellet di uranio, che produceva neutroni; i pellet erano separati da blocchi di grafite per moderare la velocità dei neutroni”.
La costruzione avrebbe dovuto farsi all’Argonne National Laboratory, ma a causa di uno sciopero non fu possibile, allora Fermi scelse di farlo presso uno stadio abbandonato: “Alle ore 15.25 del 2 dicembre il reattore Cp-1 aveva raggiunto la massa critica per autoalimentare la reazione a catena. Fermi controllò personalmente l’attività dei neutroni e dopo 28 minuti decise di spegnere la macchina. Poco meno di trenta minuti erano stati sufficienti per dimostrare si potesse azionare una reazione a catena autoalimentata”.