Quando un’auto deve essere messa in produzione, i test sono i più fantasiosi e complicati. Ma quello che ha appena fatto la Hyundai per sperimentare la guida autonoma supera davvero la fantasia: ha messo tutta la tecnologia driverless in piccoli robot per il servizio in camera in albergo.

Si chiamano “Plug & Drive (PnD)”, hanno sembianze tipiche di robot, ma in realtà sono piccole auto, ora al centro di nuovi programmi pilota. Fra questi un servizio complicato sperimentale presso il Rolling Hills Hotel - alla periferia di Seul - che utilizza un robot PnD per consegnare oggetti, cibi e bevande direttamente nelle camere dei clienti.
Com'è fatto il robot
Di fatto il robot è composto da due pezzi: un’unità di stoccaggio integrata sopra a un’unità di guida PnD che in realtà è una piccola auto. Accanto al vano utilizzato per le consegne, uno schermo connesso mostra le informazioni per i clienti. Le quattro ruote hanno poi la tecnologia all-in-one, ossia quella che combina sterzo intelligente, frenata, trazione elettrica e sospensioni, compreso un attuatore di sterzo per una rotazione a 360 gradi. Il modulo robotico si muove autonomamente con l’aiuto di sensori LiDAR e telecamere, mentre l’unità di stoccaggio integrata gli consente di trasportare e consegnare i prodotti ai clienti.

Così, grazie all’integrazione della guida autonoma, il robot PnD può trovare il percorso ottimale all’interno di uno spazio e consegnare i pacchi ai destinatari, ed è inoltre in grado di riconoscere ed evitare oggetti fissi e in movimento e di guidare in modo fluido, garantendo tempi di consegna rapidi. A proposito di consegne: il Rolling Hills Hotel utilizza il robot Hyundai per il servizio in camera dalle 20.00 alle 22.00 di ogni giorno, consegnando oggetti, cibo e bevande richiesti dai clienti. Gli ospiti dell’hotel possono ordinare il servizio in camera utilizzando Kakao Talk, una popolare app di messaggistica e possono seguire in tempo reale l’avanzamento della consegna. Poi, quando il robot arriva in camera riconosce l’apertura della porta e, una volta percepito il destinatario, apre automaticamente il vano portaoggetti.
Parla con i clienti
A questo punto può anche cominciare una conversazione con il cliente, attraverso lo schermo, adeguando anche il tone-of-voice in base al destinatario. Inoltre, quando si sposta tra i piani, l’unità è in grado di determinare il numero di persone che salgono su un ascensore e di attendere l’ascensore successivo se il primo è affollato.
I tecnici della Hyundai insomma hanno capito che gestire le consegne ai piani può essere un test molto importante. Ma che si può andare oltre. Così è stata anche stretta una partnership con Woowa Brothers, un’azienda coreana di consegne che gestisce l’app Baemin per la consegna di cibo. L’idea che così si possa far progredire ulteriormente la tecnologia e le capacità di servizio dei robot per le consegne dell’ultimo miglio, anche all’aperto.
Un test complicato
Con Woowa Brothers, infatti il test si fa ancora più complicato perché il robot del Gruppo viene utilizzato per i servizi di ristorazione porta a porta (Door-to-door - D2D) in un complesso residenziale/commerciale nella periferia di Seul. Dopo che un cliente effettua un ordine online tramite Baemin, il robot individua quanto richiesto all’interno del centro commerciale collegato al complesso residenziale e lo consegna alla porta di casa del cliente.
Per attivare il servizio, il Gruppo utilizza la comunicazione wireless per accedere alle porte d’ingresso e agli ascensori dei condomini, risolvendo così quello che in precedenza era un problema della commercializzazione del servizio di consegna tramite robot. Il robot può entrare così nel complesso residenziale, accedere ai piani superiori attraverso il sistema di controllo degli ascensori e consegnare il cibo a casa del cliente.
Exit strategy
Il problema ora è che questo robot funziona talmente bene che la Hyundai ha iniziato a ricevere diverse richieste per il suo "cameriere" da aziende specializzate in servizi a domicilio, molto interessate alle innovazioni nella consegna dell’ultimo miglio. Un risvolto interessante: se l’auto a guida autonoma non dovesse vedere mai la luce, la casa coreana ha già trovato una exit strategy per questa tecnologia.