Mentre la “variante delta” della pandemia continua a diffondersi, e non si placano le polemiche sul “green pass” e l’obbligatorietà dei vaccini. In tutto questo, nonostante l’ordinanza del Ministro della Salute, Speranza, del 28 giugno scorso, le mascherine restano comunque obbligatorie sia in tutti i luoghi pubblici al chiuso, come esercizi commerciali ma anche a bordo dei mezzi pubblici di trasporto, che nelle situazioni in cui si creano assembramenti, nei mercati, nelle fiere o durante le code, e naturalmente nei luoghi in cui è in vigore uno specifico protocollo anti Covid.
Naturalmente le mascherine sono anche un business per molte aziende. Ad esempio Grafica Veneta, al centro di aspre polemiche episodi di caporalato al centro di indagini giudiziarie, afferma di aver prodotto la non trascurabile cifra di 300 milioni di mascherine, e nella relazione di bilancio 2020, recentemente depositata, tra le altre cose si legge che “Le vendite in Italia sono passate da 45,3 milioni di euro a 116,6 milioni euro, soprattutto grazie ai ricavi dalla produzione di mascherine filtranti”. Insomma, un giro d’affari importante che naturalmente ha attirato parecchi player, anche provenienti da altri settori, sul mercato.

Ecco che allora abbiamo cercato di capire quanto e come le aziende che producono e/o commercializzano mascherine spingano sul mercato. Per farlo abbiamo analizzato gli investimenti pubblicitari in Facebook ads. Certamente non l’unico modo nel quale le aziende promuovono i loro prodotti, ma altrettanto sicuramente un importante indicatore della pressione pubblicitaria nel settore.
Complessivamente sono stati investiti circa mezzo milione di euro in Facebook ads. La parte del leone spetta sostanzialmente a tre aziende che da sole hanno investito attorno a 430mila euro in annunci pubblicitari su Facebook. L’86% del totale. Di questi circa 221mila sono stati investiti da Mascherine.it. Sito che commercializza, anche all’ingrosso, dispositivi di protezione e che oltre agli investimenti su Facebook ha anche attivo un programma di affiliazione e si propone come hub, come portale di vendita di mascherine anche ad altri soggetti. Il sito ha anche una variante internazionale che sempre riconducibile a Ipkiss S.r.l., società con sede legale a Milano che ha come oggetto della propria attività il “Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet”. Le campagne pubblicitarie su Facebook, con 240 soggetti diversi, sono terminate a maggio di quest’anno, e al momento non vi sono inserzioni attive. Inserzioni che sono state pianificate in maniera continuativa dal dicembre 2020 a maggio 2021.
Al secondo posto troviamo Adas Group con più di 117mila euro investiti su Facebook. Investimenti allocati su 210 soggetti, su 210 diversi annunci pubblicitari dal marzo 2021 ad oggi. In questo momento sono infatti attive due inserzioni. Una, con tre profilazioni diverse, rivolta ai bambini ed un’altra, generica, con mascherine per adulti in diverse varianti di colore.
Terzo per livello di investimento, a poco meno di 100mila euro, troviamo Dacosta Group, altra azienda, come le due precedenti, che non produce ma commercializza mascherine.
In totale ben 610 diversi soggetti dal marzo di quest’anno al 20 agosto scorso, data nella quale è stata chiusa, per ora, l’ultima campagna.
Al di là del livello di investimento di ciascuna azienda, la grande numerosità di soggetti, in un arco temporale ristretto (massimo sei mesi nel caso di Mascherine.it) lascia capire come la strategia sia quella di “micro targeting”. Di colpire segmenti relativamente ristretti con annunci “personalizzati” a loro dedicati. Come recitava il film di Eduardo De Filippo, è proprio il caso di dire “ti conosco mascherina”.