Ci siamo.
Apple ha finalmente presentato il suo visore per la Realtà Aumentata, si chiama Vision Pro, assomiglia a una maschera da sub e costa 3.499 dollari.
Molti lo esaltano per le caratteristiche tecniche, per i 5.000 brevetti che ha generato, per la disponibilità immediata di servizi non appena sarà disponibile e per l'autenticazione biometrica.
Molti altri lo criticano per l'estetica, il prezzo, la scarsa autonomia, il senso di isolamento e separazione dalla realtà che potrebbe indurre negli utilizzatori.
Purtroppo troppo spesso, e questo caso non fa eccezione, si tende a confondere il dispositivo con il cambiamento che questo è potenzialmente in grado di abilitare.
Quello che Apple ha presentato non è un dispositivo, è un cambiamento epocale che avverrà presto nelle abitudini delle persone e nelle modalità di realizzare e mettere sul mercato applicazioni, contenuti e servizi.
Lo so che a guardarlo bene si tratta di un prodotto non all'altezza degli standard Apple: goffo, bruttino, con un cavo di alimentazione talmente orribile che probabilmente Jony Ive, in passato per anni a capo del design di Apple, sarà rimasto senza parole per ore dopo averlo visto; ma bisogna comprendere che quella che è stata presentata non è la prima versione, bensì la versione zero. Un prototipo tirato fuori dai laboratori di ricerca e reso "presentabile" contro il parere degli ingegneri che lo giudicavano non ancora pronto.
Abbiamo usato e indossato Vision Pro, il visore Apple per la realtà virtuale e aumentata

Io lo avrei voluto diverso, ne ho scritto recentemente qua, ma è ancora presto, troppo presto.
Ve la ricordate la presentazione del primo iPhone al Macworld 2007? Ecco, era tutto finto. Quel dispositivo non funzionava, era un prototipo in cui era stata inserita una particolare sequenza operativa e il tutto stava in piedi soltanto se si seguiva perfettamente quella sequenza, anche in quel caso gli ingegneri erano contrari alla presentazione, iPhone non era ancora pronto, ma per Steve Jobs era il momento di presentarlo. Parliamo di un dispositivo talmente zoppicante che nella sua prima versione commerciale non aveva nemmeno il copia e incolla e l'App Store. Eppure sappiamo tutti com'è andata: 200 miliardi di dollari di ricavi generati da iPhone nel solo 2022 e, quel che più conta, un cambiamento radicale introdotto nelle abitudini della popolazione. Il resto è storia.
Quello che Steve Jobs ha presentato nel 2007 non era un prodotto, era il fulcro di un ecosistema nascente di applicazioni, contenuti e servizi, un abilitatore di innovazione talmente potente che oggi nel mondo ci sono 7 miliardi di smartphone che sono iPhone oppure sono dispositivi ispirati ad iPhone nelle forme, nelle funzionalità, nell'estetica del sistema operativo o nel modello di business.
Lo so cosa molti di voi stanno pensando: "Anche Apple si è ispirata ad altri nella sua storia, a cominciare dal mouse che era un'invenzione di Xerox!" Verissimo, ma la verità è che creatività e innovazione sono anche basate sull'essere ispirati dalle idee degli altri dando loro nuove capacità di generare valore. È normale e lo fanno tutti. Ah, a proposito, il mouse è stato inventato da Douglas Engelbart nel 1964.
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Oggi, a distanza di sedici anni, consideriamo la prima versione di iPhone un dispositivo scadente che, nonostante le sue caratteristiche, è riuscito a trasformare radicalmente la vita della maggior parte della popolazione.
Domani guarderemo a Vision Pro con le stesse sensazioni che oggi proviamo per la prima versione di iPhone e ci chiederemo come fosse possibile, in passato, non avere a disposizione smart glasses in grado di fornirci applicazioni, contenuti e servizi direttamente nel nostro campo visivo e farci da assistente personale in buona parte delle attività della nostra vita.
Avremo sempre di fronte ai nostri occhi tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno per fare shopping, per lavorare, per giocare, per conversare con gli amici, e potremo immergerci in un videogame, un film o una serie TV semplicemente richiedendo il nostro contenuto agli smart glasses con la voce o guardando nella direzione giusta all'interno dei nostri occhiali.
L'attore principale di questo cambiamento, dal punto di vista dei dispositivi, potrebbe essere Apple, ma potrebbero anche essere altri, quel che conta, come scrivevo in apertura, non è il dispositivo in sé, ma il cambiamento che è in grado di abilitare.
Questo cambiamento sarà così radicale che nel mio ultimo libro Vite Aumentate l'ho inserito tra le grandi direttrici che porteranno l'umanità ad essere "aumentata" grazie all'utilizzo delle tecnologie del futuro. Vite semplificate grazie a macchine in grado di svolgere per noi molti dei compiti che riteniamo faticosi o sgradevoli. Vite più sane e longeve grazie all'enorme disponibilità di dati sanitari e di algoritmi di intelligenza artificiale in grado di abilitare la medicina predittiva. Vite aumentate grazie alle enormi potenzialità offerte dalla realtà aumentata e dalla realtà virtuale e grazie a dispositivi come il Vision Pro di Apple e alle sue evoluzioni.
Come esseri umani potremo presto iniziare a godere dei nuovi servizi che saranno messi a nostra disposizione, i legislatori dovranno invece lavorare da subito per intercettare potenziali abusi che sicuramente qualcuno proverà ad attuare, mentre le aziende dovranno immediatamente attrezzarsi per portare tutte le loro applicazioni e tutti i loro servizi all'interno di questo nuovo grande ecosistema perché se oggi è impensabile non essere presenti sugli smartphone degli utenti finali, domani sarà impensabile non essere presenti all'interno dei loro smart glasses, e dal punto di vista del software è ancora tutto da inventare.