Se potessimo rivedere l’anno che se ne va con un time lapse, un anno in un video di trenta secondi, noteremmo un fenomeno curioso e preoccupante: lo scioglimento dei ghiacchiai e la formazione di giganteschi mostri nelle condotte fognarie. Lo dico meglio: la fine degli iceberg e l’avvento dei fatberg. I fatberg sono iceberg di grasso, ogni tipo di grasso, tanto che in inglese li chiamano anche FOG, Fat più Oil più Grease. Quello che la nostra società del benessere produce in quantità sempre maggiori e smaltisce, impropriamente, nelle fogne dove si unisce assieme ad altri oggetti che non dovrebbero finire nei tubi di scarico, come i cotton fioc; con il tempo questi scarti formano masse gigantesche che minacciano di bloccare il sistema fognario causando un alluvione di rifiuti liquidi.
Non è uno scenario da film. Gli ultimi due fatberg sono stati rimossi lunedì scorso. Uno pesava 63 tonnellate, l’altro 30: quasi cento tonnellate di grasso di scarto che stavano nel cuore di Londra, anzi nella pancia. La capitale britannica su questo tema sembra all’avanguardia, nel senso che il primo fatberg è stato rinvenuto qui nel 2013, ma da allora ne sono stati trovati altri a New York, Denver, Valencia e Melbourne. La parola è entrata nel prestigioso Dizionario di Oxford nel 2015 ma conoscerla non ci è servito a fermare la proliferazione di fatberg: infatti il più grande del mondo è stato trovato qualche mese fa a Liverpool, pesa 400 tonnellate ed è lungo 250 metri e ancora non è stato totalmente distrutto. Contro i fatberg ci sono dei sommozzatori dedicati, ma da qualche tempo non sono soli. Sono aiutati da un manipolo di robot specializzati.
Si chiamano Sewer Scrubbing Robots, sono prodotti da una società olandese, non sono autonomi ma manovrati a distanza e dispongono di un potentissimo getto di acqua ad alta pressione in grado di “tagliare” i fatberg. La battaglia dei robot contro i fatberg è una di quelle che meglio racconta gli anni che stiamo vivendo: una tecnologia avveniristica contro il “grasso” di una società opulenta e non consapevole delle conseguenze dei nostri gesti. Urge un cambio di rotta, una presa di coscienza, o prima o poi i fatberg usciranno dalle fogne.
Non è uno scenario da film. Gli ultimi due fatberg sono stati rimossi lunedì scorso. Uno pesava 63 tonnellate, l’altro 30: quasi cento tonnellate di grasso di scarto che stavano nel cuore di Londra, anzi nella pancia. La capitale britannica su questo tema sembra all’avanguardia, nel senso che il primo fatberg è stato rinvenuto qui nel 2013, ma da allora ne sono stati trovati altri a New York, Denver, Valencia e Melbourne. La parola è entrata nel prestigioso Dizionario di Oxford nel 2015 ma conoscerla non ci è servito a fermare la proliferazione di fatberg: infatti il più grande del mondo è stato trovato qualche mese fa a Liverpool, pesa 400 tonnellate ed è lungo 250 metri e ancora non è stato totalmente distrutto. Contro i fatberg ci sono dei sommozzatori dedicati, ma da qualche tempo non sono soli. Sono aiutati da un manipolo di robot specializzati.
Si chiamano Sewer Scrubbing Robots, sono prodotti da una società olandese, non sono autonomi ma manovrati a distanza e dispongono di un potentissimo getto di acqua ad alta pressione in grado di “tagliare” i fatberg. La battaglia dei robot contro i fatberg è una di quelle che meglio racconta gli anni che stiamo vivendo: una tecnologia avveniristica contro il “grasso” di una società opulenta e non consapevole delle conseguenze dei nostri gesti. Urge un cambio di rotta, una presa di coscienza, o prima o poi i fatberg usciranno dalle fogne.