E se tornassimo al passato? Se dopo anni di democrazia diretta e di pareri popolari tornassimo alle buone, vecchie, sagge, recensioni che dicono se un prodotto, il film, il disco, il ristorante, l'albergo o quant'altro, secondo il parere di un esperto, vale la pena o no? Siamo proprio certi di non averne più bisogno? Ci fidiamo veramente del parere degli sconosciuti? Ed è veramente un parere "disinteressato"? E' ovvio, lo scrivo io, faccio il giornalista, recensisco dischi, provo smartphone e televisori, vedo concerti e film, difendo il mio mestiere, la mia preparazione, il mio mondo. Sono di parte, dunque, perché è il mio lavoro. Ma leggo un pezzo interessante su Italian.tech che sottolinea i problemi che ha Amazon con le recensioni false e la faccenda mi incuriosisce assai.
Il pezzo sottolinea la proliferazione di recensioni false, pagate, non attendibili, che "infestano" Amazon e nota che il colosso americano dello shopping on line critica su questo tema le altre aziende che lo soffrono, ma non se stessa, non riconoscendo l'incapacità di affrontare il problema e che il proliferare di recensioni false sotto ai prodotti erode la fiducia che i clienti hanno nel servizio. Ci si chiede quanto tempo e quanto impegno Amazon ci metta davvero per "ripulire" il servizio dalle "bonus review", che sono diventate un problema. La regola è ovviamente che le le aziende non possono offrire denaro o altri incentivi agli utenti (o a chi per loro) per recensire positivamente un oggetto che è sullo store di Amazon e la pratica, afferma Amazon, e che ogni recensione finta viene prontamente cancellata. Ma, sottolinea il quotidiano americano, la pratica è ancora ampiamente diffusa, anzi che si tratta dell'operato dell'industria globale delle recensioni fraudolente, che opera su Amazon e altrove. Per bloccare il fenomeno e spingere Amazon a atteggiamenti più duri sembra sia entrata in azione addirittura la Federal Trade Commission. Per spiegare come funziona basta dire che un giornalista del quotidiano americano si è visto offrire, tramite un biglietto arrivato assieme all'acquisto effettuato, una gift card da 35 dollari in cambio di una recensione positiva del caricatore elettrico appena acquistato. Amazon ovviamente afferma che il venditore è stato immediatamente bandito dal sito di e-commerce, ma il problema resta, per una frode scoperta ce ne sono mille che non vengono alla luce.
E' ovvio che il modo migliore per evitare di restare fregati da una recensione "fasulla" è quello di usare il buon senso, comparare i prodotti e i commenti, perdere un po' di tempo per orientarsi meglio, ma sappiamo tutti che il tempo manca e quando c'è vogliamo impiegarlo meglio, e che la rapida visione delle "stellette" e di qualche recensione risolve problemi di scelta. E sappiano anche che controllare milioni di recensioni su milioni di oggetti in vendita, soprattutto in un negozio on line dove l'operato umano è ridotto al minimo necessario, è decisamente difficile. Allora? Ma tornare al vecchio sistema? Tornare ad avere recensioni scritte da esperti e non da semplici clienti? Tornare ad avere siti specializzati con gente che di mestiere prova le cose e ne scrive, dando la propria motivata opinione? Avere di nuovo dei "recensori", degli esperti? Si, lo so, difendo la mia categoria, la mia "élite" e non capisco come funziona il mondo oggi. Ma, se fosse possibile trovare un simpatico, quanto necessario, punto d'equilibrio, dire che il parere del cliente va bene, ma che anche quello dell'esperto non è poi male? Ripristinare l'esistenza dei vecchi "filtri" che forse ancora funzionano, senza dover togliere di mezzo i nuovi "non filtri" che comunque è bene che ci siano?