La Beosound Theatre che Bang & Olufsen ha presentato all’IFA di Berlino non è solo una soundbar. Tecnicamente evoluta, curata nel design, con prestazioni e prezzo da top di gamma, è in realtà un cambiamento di prospettiva radicale sia nel modo in cui viene considerata una soundbar in casa sia nell’approccio complessivo a un prodotto tecnologico.
Il valore
Normalmente la soundbar si acquista dopo la tv. Prima si sceglie lo schermo, la marca, il modello e poi (o al massimo contemporaneamente) è la volta dell’audio. Che anche nei migliori televisori, spesso non è all’altezza delle immagini: ed è inevitabile, considerato che gli apparecchi sono sempre più sottili, quando non addirittura semplici pannelli spessi pochi millimetri.
Sony ha in catalogo tv che sfruttano lo schermo come sorgente audio, una soluzione elegante ma che non garantisce le migliori prestazioni possibili. Nei casi migliori, il televisore include una soundbar, di fatto separata ma esteticamente integrata nel design (è il caso di Philips, con Bowers & Wilkins). La stessa Bang & Olufsen propone da anni modelli con soundbar opzionale, ma perfettamente compatibile dal punto di vista estetico, e però stavolta adotta una strategia del tutto diversa.
La Beosound Theatre è una soundbar che viene prima del televisore. E anche dopo, potremmo dire, dal momento che secondo l’azienda è pensata per durare almeno 10 anni, un periodo di tempo in cui è abbastanza ragionevole cambiare tv. Ecco perché è modulare, aggiornabile e facilmente riparabile: “Vogliamo cambiare il comportamento dei consumatori, creare un modo di pensare che vada oltre la filosofia dell’usa e getta”, ha spiegato Miklu Silvanto, Chief Design Officer di Bang & Olufsen.
Ragionevole, per un apparecchio top di gamma e che costa oltre 6mila euro: “Ma prezzo non è sinonimo di valore - ha fatto notare Silvanto - Valore è la capacità di durare nel tempo, la possibilità di portare nel futuro anche prodotti passati”.
Non invecchiare
A Berlino c’era una dimostrazione pratica di questa filosofia: nella stessa stanza un giradischi di 50 anni fa, uno speaker di 30, un altoparlante smart di 10 e la neonata Beosound Theatre lavoravano insieme perfettamente, comandati da un’app o da un fantascientifico telecomando. Perché questo accada servono aggiornamenti e piccoli interventi tecnici, ma molti prodotti Bang & Olufsen fin dall’inizio erano già predisposti per essere connessi tra loro. Il resto lo fa una piattaforma software chiamata un po’ pomposamente Mozart, che garantisce la connessione immediata con tutti i dispositivi commercializzati a partire dal 1986. In questo modo, chi è affezionato al design senza tempo dell’azienda danese può continuare a usare il vecchio impianto stereo o gli altri componenti in un moderno sistema multiroom.
Anche la Beosound Theatre è pensata guardando al futuro: il parco connessioni è il più ampio possibile, i 12 altoparlanti impiegano le tecnologie più recenti, la qualità dei materiali è al di sopra di ogni sospetto, e si smonta con un semplice cacciavite. Il processore che controlla l’elaborazione digitale del suono è oggi utilizzato solo al 60% delle potenzialità: “Arriveranno aggiornamenti software che permetteranno di sfruttarlo di più, per garantire la compatibilità anche con standard che ancora non sono stati inventati”, è stato il ragionamento di Silvanto. Perché la sfida di costruire un prodotto per l’home entertainment che duri almeno un decennio è duplice: da una parte deve resistere al tempo e all’uso quotidiano, dall’altra non deve sembrare vecchio. Per combattere l’obsolescenza, Bang & Olufsen promette di sviluppare software e servizi che aggiungano funzioni nuove alla soundbar e agli altri prodotti: “Se vecchio vuol dire fermo nel passato, questo apparecchio non diventerà vecchio per molti anni”, ha spiegato Silvanto con un certo orgoglio.
Dopo una lunga esperienza a Cupertino, da un anno lavora per l’azienda danese: “Steve Jobs era un grande ammiratore di Bang & Olufsen, e in certi prodotti B&O degli anni Settanta si può vedere per esempio l’antenato della click wheel dell’iPod. Con Apple ha portato il design al centro dell’attenzione di un pubblico amplissimo, e la sua è una lezione che nessuno oggi può ignorare”, ci ha detto.
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Una nuova prospettiva
La Beosound Theatre ha uno stile decisamente personale, con un mix di metallo, plastica e legno, ma si può avere anche ricoperta da un sobrio tessuto grigio Kvadrat. Ma anche così non nasconde di essere un prodotto top di gamma, ed è impossibile che passi inosservata, non foss’altro per le dimensioni imponenti.
Come detto, questa soundbar si può acquistare anche prima del televisore. E infatti sul retro c’è uno stand motorizzato per montare televisori di ogni produttore, purché dotati dello standard Vesa; sono poi disponibili alette di alluminio per modificarne la larghezza, rendendola compatibile esteticamente con schermi di dimensione da 55 a 75 pollici. Come ci si aspetta da B&O, non ci sono cavi in vista e tutto funziona perfettamente con un solo telecomando.
Si può installare anche a muro, e grazie alla nuova tecnologia Roomsense di configurazione del suono suonerà sempre al meglio. Il microfono esterno, sistemato nella posizione di ascolto, analizza il segnale in uscita e regola i parametri di riproduzione di ciascun altoparlante in base alle diverse posizioni, calibrando il risultato sul volume e le caratteristiche sonore dell'ambiente, per evitare risonanze indesiderate: “E la tecnologia che si adatta alla stanza, non il contrario”.
Da sola e in compagnia
Beosound Theatre può diventare l'elemento centrale di un sistema anche molto complesso: ha 7 uscite integrate ed è possibile connettere fino a 16 speaker esterni, per una configurazione surround Dolby Atmos 7.1.4. Di suo, conta 12 altoparlanti, tra cui due woofer da 6,5'' a lunga escursione. Poi ci sono 12 amplificatori per una potenza totale di 800 watt, che si traduce in una pressione sonora massima di 112 dB. Originale la soluzione adottata per le basse frequenze: altri sistemi inviano i bassi allo speaker più potente, solitamente il subwoofer, mentre Beosound Theatre utilizza tutti gli speaker e li fa lavorare insieme come una singola unità.
In un breve test dal vivo, l’effetto ci è parso notevole, e perfetto anche per le scene più esplosive dei film d’azione: i bassi sono ben definiti, senza rimbombo. Molto buoni i dialoghi, di cui si fa carico il canale centrale coassiale, con il tweeter montato davanti al midrange per garantire la migliore distribuzione del suono ed enfatizzare la qualità della voce. Credibile e ben definito anche il palcoscenico sonoro, con i suoni che sembrano davvero provenire da destra e sinistra: “Grazie alla potenza piena e pulita del suono, a una piattaforma tecnologica raffinata e al design modulare abbiamo portato il livello di prestazioni, che finora si poteva ottenere solo con una configurazione multi-speaker, in un unico dispositivo, una soundbar capace di integrarsi perfettamente a diversi modelli di televisore”, è stato il commento di Kristian Teär, CEO di Bang & Olufsen.